Il grande trionfo di Maduro: convertire il Venezuela in un importatore di petrolio

di Odilia

Scritto da Alfredo Fermín per El Carabobeño
Tradotto da Odilia Quattrini

Alla rivoluzione bolivariana si può attribuire il trionfo di avere convertito il Venezuela, paese con le maggiori riserve petrolifere mondiali, in un importatore di petrolio dall’Algeria e dalla Russia, dopo avere distrutto PDVSA (Petròleos De Venezuela Sociedad Anonima) che era un’impresa modello.

Diego Arria ha fatto questa affermazione dagli Stati Uniti, in un’intervista per El Carabobeño via Skype, per la quale abbiamo potuto vantare la collaborazione del giornalista Vìctor Almarza.

L’argomento iniziale dell’intervista è stato inerente alle relazioni del Venezuela con l’Organizzazione delle Nazioni Unite, ma quando si è toccato il tema petrolifero, il candidato presidenziale ha affermato:

“È la prima volta nella nostra storia che il Venezuela importa petrolio. Maduro, in un gesto di assoluta ignoranza, ha detto che gli Stati Uniti stanno facendo crollare i prezzi del petrolio. Non capisce che nei paesi non comunisti il petrolio non è nelle mani dello Stato e sono moltissime le imprese petrolifere che non sono a disposizione di Obama per abbassare i prezzi.

Il petrolio sta calando per le nuove fonti energetiche e per la decelerazione della crescita dell’economia mondiale, soprattutto della Cina, che è un grande consumatore e questo ha occasionato una minor richiesta. Questo è quanto sta accadendo nel mondo. All’Arabia Saudita, principale produttore di petrolio del mondo, gli Stati Uniti sono sul punto di superarla in produzione di petrolio.

Per questo, l’Arabia Saudita non ha calato la produzione, mentre invece ha calato i prezzi nel mercato asiatico perché vuole assicurarsi quei mercati. Intanto, il Venezuela chiede a gran voce una riunione dell’OPEC, ma non gli daranno retta”.

Maduro ha detto in questi giorni, che se il barile di petrolio arriverà a 40 dollari, non succederà niente. Questo forse succederà a casa sua e della prima combattente (la moglie di Maduro, Cilia Flores). Secondo diverse stime, per riequilibrare le finanze venezuelane, il prezzo del barile di petrolio dovrebbe situarsi al di sopra dei 110 dollari.

Il Venezuela non ha abbassato i prezzi, ma bensì la produzione e c’è qualcosa di più grave: il convegno con la Cina obbliga, nel caso in cui i prezzi calino a un determinato livello, il Venezuela dovrà fornire una maggior quantità di barili di petrolio, rispetto a quella che era stata patteggiata originalmente, per compensare il prestito.
Vale a dire che avremo meno petrolio nel mercato internazionale perché dobbiamo compensare ai cinesi il calo dei prezzi del petrolio.
Questo, in un governo democratico, sarebbe stato considerato un gesto di tradimento alla patria.

Come ex ambasciatore all’ONU, qual è la sua opinione sul comunicato del Governo venezuelano dove si considera un’insensatezza la richiesta di libertà per Leopoldo López?

Il regime denuncia l’Alto Commissionato dei diritti Umani dell’ONU, per aver osato immischiarsi negli affari interni del paese per il processo a Leopoldo Lopez e Daniel Ceballos.

Il principe Zeid Ra’ad Al Hussein di Giordania, come Alto Commissionato per i Diritti Umani, è il principale funzionario dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e rappresenta il compromesso del mondo di fronte agli ideali universali della dignità umana. La comunità internazionale gli ha conferito il mandato esclusivo di promuovere e proteggere tutti i diritti umani.

Zeid ha avuto un ruolo decisivo nella creazione della Corte Penale Internazionale, presiedendo i complessi negoziati sugli elementi dei crimini costitutivi di genocidio, crimini di lesa umanità o crimini di guerra. È un funzionario di eccezionale prestigio internazionale e di una vasta esperienza e preparazione. Fu considerato come segretario generale dell’ONU nelle ultime elezioni. Certo, l’Alto Commissionato non dipende né da Maduro, né da Ramìrez, né da Cabello, né da Rodrìguez Torres.

Ma il Governo insiste che i casi di Leopoldo López e Daniel Ceballos non sono vincolanti.

Come sarebbe a dire che non lo sono? Il Venezuela è membro dell’ONU e membro del Consiglio per i Diritti Umani, che ha 47 membri; ha votato a favore dei componenti di quella commissione di lavoro, che a sua volta ha determinato che quelle di Ceballos e di Lopez, sono carcerazioni arbitrarie.
È, più che vincolante, obbligante dal punto di vista politico, morale e internazionale.

Perché l’ONU si è interessata tanto alle detenzioni di Leopoldo Lopez e Daniel Ceballos?

Persone vincolate a Ceballos e a Lopez hanno portato avanti gestioni e si sono presentate davanti all’Alto Commissionato dell’ONU, che ha l’obbligo di ascoltare le lamentele e denunce di vittime (di violazioni) dei diritti umani. Non è un’iniziativa dell’ONU.

Che significato avrebbe che il Venezuela non osservasse una decisione dell’ONU, quando è appena stata ammessa nel Consiglio di Sicurezza?

È il peggior comportamento. Il mondo vedrà, in vivo e in diretta, il maneggio irresponsabile del regime venezuelano. Senza intermediari, potrà apprezzare come si destreggia e quali sono le responsabilità a cui viene a meno.

Perché se all’ONU sono consapevoli del comportamento del regime di Maduro, hanno ammesso il Venezuela nel Consiglio di Sicurezza con un’alta votazione?

Ho sentito Maduro dire che questo è un fatto senza precedenti, che è un appoggio mondiale al comandante eterno che, dall’oltretomba, continua a vincere battaglie.
Questo è falso.
Le elezioni nel Consiglio di Sicurezza si fanno per gruppi regionali, ogni anno.
Il Venezuela appartiene al gruppo Latinoamericano e dei Caraibi che sceglie i propri candidati al Consiglio di Sicurezza, al Consiglio per i Diritti Umani e ad altri organi.
Lì si svolgono negoziati, un paese vota per un’altro a cambio del fatto che questo voti per entrare in un altro organo. Lo fanno per rotazione per non dover competere. Ad esempio, se il gruppo di paesi asiatici vota per il candidato del gruppo regionale che, in un caso determinato sia il Venezuela, paesi come la Mauritania o le Isole Marshall lo fanno automaticamente.

I governi dell’America Latina e dei Caraibi sapevano per chi stavano votando ma gli altri gruppi no, perché non hanno conoscenza piena di quanto sta accadendo nel nostro paese. Il Venezuela non era in competizione con nessuno, grazie all’appoggio dei paesi di America Latina e i Caraibi.

Quale può essere stata l’influenza del petrolio per questo appoggio incondizionato?

Da ben 13 anni, Chavez aveva iniziato con il petrolio a svolgere l’acquisto di appoggio, complicità, voti, in modo collettivo, in paesi dell’America Latina. La ricchezza che ha avuto il Venezuela durante questo regime ha permesso al Brasile, Colombia, Uruguay, Argentina e Cuba di fare un mercato eccezionale del nostro paese, nel quale hanno fatto grandi affari per arricchirsi, senza nessuna concorrenza.

Sarà per questo che Olanda ha consegnato Hugo Carvajal quando fu arrestato ad Aruba?

Ci sono molte speculazioni. Una riguarda la raffineria di petrolio a Curazao, un’altra è che l’Olanda stava vendendo dodici navi alla Marina venezuelana. Ma non vi è il minor dubbio che fu un interesse commerciale quello che prevalse per la consegna di Carvajal, che è lo scrigno di Pandora del regime di Maduro e di Chavez.

La nomina della figlia di Chavez come ambasciatrice alterna all’ONU sarà una maniera per promuoverla come prossima candidata presidenziale?

Maduro è al collasso e non è il successore di Chavez, che non voleva un successore che gli facesse ombra. Maduro è un sostituto. Chi invece può essere succeditrice è la figlia di Chavez, a chi non conosco. Trovandosi Maduro così screditato, non mi sorprende che i cubani, che vedono il collasso del regime, vogliano aggrapparsi all’affetto che prova molta gente per Chavez, per imporre sua figlia come succeditrice sentimentale ed emozionale, per il semplice fatto di avere il cognome Chavez. Non mi sorprende che il proposito all’ONU, sia quello di gerarchizzarla, promuoverla.

Qual è la ragione del giubilo del Governo perché sta pagando i buoni di PDVSA?

Il governo ha pagato questo mese, circa 1500 milioni di dollari in buoni di PDVSA e deve pagare tre o quattro mila milioni alla fine di questo mese. Perché il Venezuela dice che sta pagando? Loro dicono che per compiere con la banca internazionale. No, la grande verità è che la metà dei buoni di PDVSA è nelle mani di tenutari individuali, che sono membri del regime e hanno la certezza che il Venezuela non verrà a meno al compromesso di pagare i buoni.

Questi buoni danno un rendimento del 18 per cento annuo, il più alto al mondo, perché gli indicatori internazionali dicono che il Venezuela è il paese con maggiore rischio finanziario del mondo, superiore all’Iraq.

Stanno pagando i buoni perché non possono non compiere alla gente del Governo, di PDVSA, i boliborghesi che hanno la metà dei buoni. Loro hanno assicurato alle banche: non preoccupatevi che questo è di noi stessi e non c’è possibilità che questo non si paghi.

In Venezuela lasceranno morire bambini per carenza di dotazioni negli ospedali, ma i cubani non smetteranno mai di avere il nostro petrolio, ne smetteranno di pagare i buoni a coloro che sono vincolati con il regime.

Non c’è opposizione.

Il collasso sarà totale per la decomposizione sociale. Il mio sguardo è puntato sui garanti delle istituzioni nel paese: le Forze Armate Venezuelane, che staranno vedendo un paese collassato, con decomposizione sociale, rovina economica, dove la giustizia è stata sostituita dal linciaggio, da crimini, corruzione, perdita della sovranità. Io dico loro: a voi non è concesso di chiudere gli occhi e convertirvi in complici e corresponsabili di quanto sta accadendo nel paese. In queste circostanze, in un altro paese del mondo, da un bel po’, ci sarebbe stato uno scossone e il Governo avrebbe dovuto rinunciare e sarebbe in carcere un gruppo molto importante di militari, che hanno commesso ogni classe di delitti. Ma apparentemente, il Venezuela non è un paese normale perché ha la fortuna di contare con un’opposizione che si soddisfa con aspirazioni elettorali di sindaci, governatori e consiglieri. Questo da un un bel margine al regime per continuare ad agire e a imprigionare gli spazi fondamentali del potere. Questo è stato un aiuto per il regime perché se questo avesse un’opposizione reale, non potrebbe sopravvivere.

Quando lei fa queste affermazioni si sta riferendo alla MUD (il Tavolo dell’Unità Democratica)?

E’ da un po’ che dico che in Venezuela non abbiamo avuto opposizione. Quello che continuiamo ad avere sono posizioni per un mercato elettorale. La MUD ha il monopolio della franchigia elettorale. Questo la rende appetibile per i partiti politici che vivono degli incarichi, ingressi e contratti. Questo non aiuta i venezuelani, ma bensì ai capi dei partiti politici, perché non esiste la ricerca collettiva per riuscire ad ottenere la libertà.
Ciò che è in gioco non è guadagnare i posti di alcuni parlamentari.
In gioco c’è il riscatto della libertà del paese. La MUD ha nominato Chùo Torrealba, che conosco per la sua azione nei rioni marginali, ma il problema non è lui, ne chi lo dirige. Il problema è che, con le limitazioni profonde che hanno i partiti politici, non sono riusciti a motivare e a mettere in moto la società per il riscatto della libertà. In Venezuela ci sono dirigenti che non sono leader per superare ostacoli, ma che agiscono come se ci trovassimo in una situazione assolutamente normale. Il giorno in cui ci uniremo, ci stupiremo delle cose che potremo ottenere, ma sta mancando l’ispirazione per ottenere credibilità, autorità, volontà, compromesso e la capacità di assumere la responsabilità delle decisioni.
Il futuro del Venezuela si sta decidendo ora e se questo continua in questo modo, il futuro sarà terribile.
Dobbiamo provare amore per il paese, non per i posti da consiglieri, da deputati o da governatori o sindaci.

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