#Segna(il)libro: “Vite che non sono la mia” di Emmanuel Carrére

di Lalla

#Segna(il)libro: “Vite che non sono la mia” di Emmanuel Carrére

“La notte prima dell’onda ricordo che io ed Heléne abbiamo parlato di separarci.” 

Questo è l’incipit del libro.

Descrive una coppia in crisi, precisamente sono lui, Emmanuel Carrére, e sua moglie, in vacanza nello Sri Lanka con i loro due figli, durante le feste di natale del 2004.

Il giorno seguente, durante una mattina apparentemente tranquilla come tutte le altre, un’onda anomala investe le coste del Pacifico, devastando interi villaggi e causando migliaia di morti.

E. Carrère si ritrova, per caso, ad essere testimone di questa grande tragedia che, pur avendo graziato la sua famiglia, vive da molto vicino e con grande partecipazione emotiva: si lascia coinvolgere dal dolore di una coppia di suoi connazionali che piange la morte di Juliette, la loro figlia di 4 anni.

Succesivamente, tornato in Francia con la moglie e i figli, dopo qualche mese, Emmanuel vive un altro dramma, questa volta in famiglia: la sorella della moglie, anche lei Juliette, una giovane donna di 33 anni, madre di tre figli, viene colpita da una recidiva del cancro di cui aveva già sofferto da piccola. Questa volta la donna non scamperà alla morte.

“Vite che non sono la mia” è il ritratto di queste due tragedie.

E. Carrère sceglie di dar voce a queste storie, fatte d’amore e di dolore, raccontando ciò che fa più paura, la morte, la perdita di un figlio per un genitore e la morte prematura di un genitore per un figlio. La sua grande capacità è di arrivare dritto al cuore del lettore trasformando la storia degli altri nella storia di tutti.

E. Carrére è uno dei più noti autori contemporanei francesi.

Quest’opera, pubblicata nel 2009,  è meno nota rispetto ad altre, ma non per questo meno importante; anzi, Marco Missiroli, recentemente, in occasione della presentazione della Scuola di scrittura Holden, ha definito questo romanzo il “paradigma delle scrittura” di Emmanuel Carrére.

Infatti, ben più noto per altre due sue opere, “L’Avversario”, scritto precedentemente nel 2000 e “Limonov”, successivamente, nel 2012,  qui , E. Carrére conferma la sua capacità di tenere il lettore incollato alla pagina nonostante si sappia bene, già solo leggendo la trama, già solo sapendo che sono eventi realmente accaduti, l’esito delle vicende.

La sua scrittura, pur toccando temi non semplici, è scorrevole, non annoia e accompagna bene questo viaggio nel cuore delle vita e del suo significato. Forse, le uniche pagine che a me sono risultate un pò pedanti sono quelle dedicate alla lunga digressione sul sistema legislativo che regola i finaziamenti in Francia. In realtà, però hanno una funzione ben precisa: descrivono alla perfezione il lavoro di Juliette e del suo caro amico, anche lui colpito dal suo stesso tumore, e portano, per un attimo, il lettore in una dimensione diversa, più pratica e meno emotiva. E. Carrére dà solo una tregua al lettore.

Infatti, poco dopo questo excursus legislativo, arrivano le ultime pagine (circa una trentina) che sono così cariche di amore e di dolore che lasciano senza fiato. Vi dico solo che io le ho lette durante la mia pausa pranzo e ho smesso di mangiare. Avevo i brividi, trattenevo le lacrime a fatica  e mi sembrava di essere uno dei personaggi, di vivere la storia in prima persona.

Non so quanto sia dovuto al mio recente passato, facilmente assimilabile al dramma descritto, so solo che E. Carrére ha scritto pagine così commeventi, vere e vive, che credo di non averne mai lette prima di simili.

“Vite che non sono la mia”, finito tra le mie mani per caso, mi ha fatto dimenticare il Carrére a me vagamente noto come l’autore di un breve racconto erotico, “Facciamo un gioco”, e mi ha fatto conoscere un grande autore.

Mi ha regalato una di quelle letture che mi ha lasciato cosi tante emozioni che, per giorni, non sono riuscita a leggere altro se non a risfogliare le sue pagine, quasi dispiaciuta di averle già lette e di non averle scritte io.

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