Storie sotto i portici

di Francesca

Bologna mi ha salvata.

Sono approdata qui dopo il periodo più buio, in cui annaspavo cercando solo di non annegare; ho trovato un luogo, in cui costruirmi nuova, pezzo per pezzo, ritrovarmi e, finalmente, iniziare ad amarmi un po’.

E non è un caso, ne son certa, che qui ho trovato la persona che ha scelto di vivermi accanto, ombre e luci, tutto insieme, perché sono io.

I contrasti questa città se li porta scritti sulle mura dei palazzi rossi del centro, con i balconi ornamentali, che si notano solo guardando in su, testa al vento, sguardo in alto, contraddizioni nella sua periferia, di palazzi brutti e, un tempo, nuovi, coi graffiti dei ragazzini, tra cui si scoprono opere d’arte, potenti di vita, che tra quei muri abbandonati, trovano il loro splendore.

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Città borghese e di studenti, con un ricambio continuo, eppure molti che restano, incerti tra la stabilità di una nuova età adulta, e lo slancio da fuori sede, incrociando timori e nuove energie, che creano sinergie inedite e sempre sorprendenti.

Amo le scale della Montagnola, che si tuffano sfacciate col loro biancore, sulla strada affollata di bus e persone, e i giardini che, si lasciano intravedere oltre le mura gelose, qualche ciuffo colorato, a spezzare il susseguirsi di finestre, e dei rami sfuggenti dai terrazzi. E, da un tavolino di un bar, mi incanto a guardare i passanti; non mi interessa che siano vere, mi piace, che siano belle, le storie che invento per loro.

Devi Vettori

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