Donna+mamma+matrigna: una nuova somma

di Francesca

Donna+mamma+matrigna: una nuova somma

Si è donne, si può essere madri, si può diventare matrigne. E io lo so bene, visto che la mia vita mi ha regalato mia figlia che però aveva una sorella del primo matrimonio di mio marito. Poi mi sono separata, e da qualche anno, ormai quasi dieci, convivo con un uomo vedovo che ha due figli, che chiaramente vivono con noi.

Insomma, capisco che non sia facile capire tutto il ginepraio e se volete che ve la dica tutta per rendere ancora più ingarbugliate le cose aggiungo che il mio ex marito si è risposato, ma questa volta non ha avuto figli.

Mi piacerebbe sapere disegnare per potere fare l’albero genealogico della mia famiglia allargata, ma tant’è non ne sono capace per cui spero che abbiate capito i fondamenti base: io sono prima di tutto una donna che ha avuto una figlia, e che sia con il primo compagno ha ereditato una figli e con il secondo altri due. Quindi la somma della mia vita è donna+mamma+matrigna.

Sono tre ruoli ben diversi, che necessitano una comprensione e un’accettazione della realtà, di sé stesse e del proprio ruolo, con sfumature diverse. Non si può essere contemporaneamente mamme e matrigne, non si riesce a essere contemporaneamente donne e mamme, non si deve essere contemporaneamente donne e matrigne.

A volte penso che la vita mi abbia regalato un punto di vista privilegiato perché per vita vissuta ho assunto, e vivo tutt’ora, i tre ruoli. La cosa che li accomuna, fatto che è stato da sempre la mia regola, è che al primo posto in queste situazioni famigliari al primo posto ci sono i figli. Con tutti gli aspetti positivi, e anche a volte il peso e le sofferenze, che comporta questa composizione della famiglia che è sì, diversa da quella tradizionale.

Da mamma bisogna imparare l’accoglimento, o forse è un aspetto che viene spontaneo non lo so. Sta di fatto che a volte ci si ricorda di quando si era “solo” donne e avevamo tutto il tempo e lo spazio mentale per noi. L’istinto ci fa andare verso i figli, ci porta a privilegiare loro rispetto a noi. A volte essere madri scalda il cuore, a volte, diciamolo, è faticoso.

Ma è così, il nostro impegno mentale e lo spazio temporale va dedicato a loro, e la scommessa con noi stesse è quello di mantenere un bilanciamento fra il nostro essere donne e il ruolo dell’essere madri.
Quando ero incinta non ho letto molti libri di psicologia, salvo quello del grande professore Bollea “Le madri non sbagliano mai”, opera in cui lo psichiatra scrive che è vero che i genitori con la nascita di un figlio cambiano la loro vita, ma non devono dimenticare che in primo luogo sono una coppia e che dedicare del tempo alla coppia è solo un fatto salutare e positivo per la famiglia, perché è portare aria nuova in casa.
Mi ci sono ritrovata, e forse a volte mi sono perdonata grazie al “mio amico” Bollea che mi diceva e mi tranquillizzava con un “Vai, vai, esci con le tue amiche. Domani magari racconti a tua figlia come era il film…”

E con questo comunque i figli vengono per primi, sia quando dobbiamo essere in grado di accogliere e circondarli di affetto sia quando dobbiamo essere autorevoli e fare loro digerire le regole della famiglia.

Da matrigna le cose sono un po’ diverse. Sappiamo benissimo quando iniziamo una relazione con un uomo che ha figli da precedenti matrimoni che questi figli esistono, sono reali e faranno parte della nostra vita. Nel bene e nel male. Poi noi possiamo avere figli nostri, come è successo a me, oppure non averne, a volte sono scelte, a volte è la vita che non ce li regala.

Di sicuro una cosa l’ho imparata. Anche in questo caso loro vengono prima di tutto.
In modo un po’ diverso quando, per scelte legali, questi figli vengono un casa nostra un week-end ogni due settimane o quando vivono direttamente con noi. Maggiormente nel primo caso questi figli necessitano di uno spazio privilegiato con il genitore diretto. Che so, anche solo il tempo di un gelato, ma un tempo dedicato a loro dove la matrigna non entra, è assolutamente doveroso. E questo per rispetto per i figli.
Loro devono sapere e potere vivere concretamente il fatto che restano in un luogo privilegiato nel padre, che il filo che li tiene insieme non si è spezzato. Le matrigne non si possono permettere di essere gelose, di fare le principesse, le prime nella lista. Perché le liste sono diverse. Una è quella del ruolo dei figli e una è quella del ruolo della nuova moglie.

Se poi i figli vivono con noi a tutto questo si aggiungono gli oneri della cosa. Le mutande vanno lavate anche a loro, non si può privilegiare un figlio rispetto a un altro. Dalla cosa più banale a quella più importante: se compro un regalo a uno lo devo comprare anche agli altri, se ascolto il problema di uno oggi, domani devo ascoltare il problema di un altro.

Poi anche in questo caso è necessaria la capacità di accoglimento, di comprensione che abbiamo verso i nostri figli naturali, ma ancora di più va aggiunta una buona dose di rispetto. Del resto siamo noi le adulte e siamo noi che dobbiamo dimostrare che abbiamo le spalle.

Daniela Pellegrini
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