#Segna(il)Libro: “Quando finisce l’inverno” di Guadalupe Nettel

di Lalla

#Segna(il)Libro: “Quando finisce l’inverno” di Guadalupe Nettel

“L’amore è un luogo di passaggio, non di arrivo.”
Così, per sua esperienza, Guadalupe Nettel definisce l’amore, in un’intervista rilasciata a Patricio Zunini per il blog “Eterna Cadencia”.

Proprio da questa idea d’amore scrive il suo romanzo che nel 2014 vince il premio Heralde de Novela confermandola una delle scrittrici più meritevoli della letteratura latinoamericana.

G. Nettel racconta la storia di Cecilia e Claudio, che vivono lontani, divisi dall’oceano, lei a Parigi, lui a New York; due vite completamente differenti ma con un unico destino: quello di incontrarsi. Detta così, potrebbe sembrare la classica storia d’amore romantica, con tanto di ambientazione parigina. In realtà, G. Nettel scrive un romanzo ben lontano dalla classica favola d’amore…

“Alle promesse si può credere oppure no. Le promesse si possono mantenere oppure no. Ma nessuno può niente di fronte all’evidenza. L’evidenza ci libera dal bisogno di scongiurare l’incertezza attraverso le promesse.

parigi

Ogni evidenza si basa sulla precisione di ciò che viene rivelato. Le promesse sono affari umani, questione di volontà e di imperfezione umane, così come le rivelazioni ci rendono partecipi di ciò che ci trascende e che va al di là di noi.”

Racconta la solitudine, quella che si genera nelle grandi società, come quella parigina e newyorkese dove, pur contornati da milioni di persone, ci si ritrova soli a spaziare molto con la propria immaginazione, fino ad essere prigionieri di se stessi.

Claudio è un cubano, ha quarant’anni e lavora in una casa editrice.

Ogni giorno combatte per salvaguardare un ordine preciso contro il terrore di perdersi nel caos, segue un rituale complicato di pulizia e abitudini, è appassionato di musica, orgogliosamente misogino e geloso della propria privacy.

Cecilia invece è messicana, a venticinque anni si trasferisce a Parigi per sfuggire al ricordo della madre che l’ha abbandonata, a un padre inadeguato, a una malinconia che si manifesta in una passione per tombe e cimiteri.

La struttura del romanzo ci permette di vivere parallelamente la storia dal punto di vista dei due protagonisti.

Le loro vite, il loro incontro, il colpo di fulmine, la scintilla che cambia per sempre la loro vita ma non nella direzione che ci si aspetterebbe… tra il surreale e il reale trascina il lettore nell’inaspettato.

Quando finisce l’inverno è scritto sulle note della musica di Miles Davis, di Nick Drake, di Keith Jarrett e Philip Glass, note che fanno da contrappunto all’avvicinarsi, allo scoprirsi, fino a mettersi a nudo di Cecilia e Claudio. A me invece, il titolo, la storia, la vena poetica della scrittura di Nettel mi rievocano le note di una canzone-poesia di Niccolò Agliardi, “L’ultimo giorno d’inverno”, che consiglio vivamente di ascoltare.

In ogni caso, al di là delle note da cui scegliamo di farci cullare durante la lettura, i due vivono l’inverno insieme.
Ma nessun inverno, per quanto lungo, dura per sempre.

“Ho pensato che, come la primavera segue all’inverno portandoci a scordarne la crudezza da un anno all’altro, ci saranno sempre bambini che giocano e corrono sopra i nostri morti.”

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