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Ciao Nonna.
Stai per compiere il viaggio più lungo e sono sicura che anche da lassù saprai tenere tutto sotto controllo.
Te ne sei andata in un periodo del cavolo, in cui non ci viene nemmeno concesso di stare accanto a chi amiamo.
È così da tanti mesi ormai.
Te ne sei andata questa mattina, mentre mia mamma, tua figlia, è ricoverata in ospedale e al dolore della tua perdita si aggiunge il malessere da post intervento e la tristezza di non avere accanto chi ama.
Non ti sarò mai abbastanza riconoscente per tutto quello che hai potuto fare per noi.
La mia apertura mentale, il senso di libertà e d’indipendenza, l’incapacità di non scegliere da sola e di non essere padrona delle mie scelte, il mio pessimo carattere e il mio odiare i consigli non richiesti e le imposizioni, nel bene e nel male, li devo a te.
Così come devo a te il fatto di essere nata nel posto più bello del mondo e di avere dentro al cuore e sotto pelle, anche se non nel sangue ma solo per osmosi, l’ottimismo e la forza di un popolo meraviglioso.
Te ne sei andata all’alba di una mattina di fine febbraio insolitamente calda e soleggiata, lontana dalla Terra che amavi tanto.
Ricorderò per sempre la tua voce che canta sulle note di Alma Llanera, il tuo orgoglio nel raccontare i tuoi successi lavorativi, il tuo dire “mò esc Andon” ridendo tra te e te ad ogni bottiglia di champagne stappata riferendoti al nome del nonno.
Le tue scarpe improbabili di tutti i colori e i tuoi completi firmati dalle Sorelle Fontana.
I tuoi armadi pieni di naftalina e la scia di Diorissimo che lasciavi al tuo passaggio, i tuoi occhiali da sole pieni di strass e quella vanità femminile che andava però a braccetto con il tuo essere tostissima, colta, capace di tener testa a chiunque con la tua parlantina e la tua capacità imprenditoriale innata.
La tua guida sprint in autopista a Caracas mandando a cagare chiunque ti tagliasse la strada.
Il tuo “prima con gli uominiii” ad ogni brindisi e il tuo intonare “Ayyyy que noche tan preciosaaaa” ad ogni compleanno.
Le tue telefonate a mamma per segnalarle che io e Gigi, alla veneranda età di 28 anni, dormissimo insieme a Margarita.
E anche quando gli propinavi il salmone e lui si diceva allergico per non farti incazzare.
Non te l’ho mai detto ma non potevo sopportare quando mi facevi arrivare la colazione in camera a Porlamar con le banane sbucciate.
Invece non dimenticherò mai i vassoi di donuts e pasteles de manzana che portavi nella tua casa di Prados del Este a Caracas.
Non dimenticherò la tua arrabbiatura per le bollette del telefono quando restavo a lungo in Venezuela o quella dovuta al mio voler raccogliere dalla strada qualsiasi animale da portare in Italia.
Il tuo chiedermi di ogni fidanzatino se fosse laureato, il tuo ricordarmi di studiare, lavorare e di non dipendere mai da un uomo e il tuo recitare testi in latino ancora a 80 anni suonati.
Il tuo saper essere tremendamente dura alle volte, anche quello non potrò dimenticare.
La tua forza mentale e fisica e il tuo saper essere nonna a modo tuo.
Non eri la nonna con cui preparare torte e pasta fatta in casa.
Se te lo dicevo mi rispondevi: “per quelle esiste la pasticceria”.
Eri più quella con cui andare dal parrucchiere e in giro per il mondo.
Ma eri anche quella che non avrei mai smesso di ascoltare e ammirare e dalla quale ho ereditato l’energia e la voglia di fare.
Grazie per tutto e proteggici da lassù, soprattutto abbi cura di mamma, zia, di noi nipoti e dei bisnipoti che hanno avuto la fortuna di conoscerti.
E io che puntavo tutto sul 2021!
E ora, già che è una giornata assurda, penso alla mia mamma e a mia figlia, entrambe in ospedale (Vicky solo un controllo di routine per il diabete), nello stesso ospedale.
E poi che arrivi marzo, per favore