Incontro con Elisabetta Mastro | Michelin scende in strada per intraprendere un nuovo viaggio, dentro e oltre l’arte

di Francesca

Per farlo ha individuato sei street artist del panorama italiano per reinterpretare alcune loro vecchie locandine, creando una sorta di ponte tra passato e futuro, tradizione e innovazione.

 

“Ascoltate la musica con l’anima. Non sentite un essere interiore che vi si risveglia dentro? È per lui che la testa vi si drizza, che le braccia si sollevano, che camminate lentamente verso la luce. E questo risveglio è il primo passo della danza come la concepisco io.”
(Isadora Duncan)

 

Danzano, corrono, fuggono, saltano, si librano nell’aria, volteggiano.
Si chinano, piegano, accasciano.
Si abbracciano, uniscono, avvolti da colori accesi, vivi, che raccontano emozioni.

Sono i particolarissimi soggetti artistici di Elisabetta Mastro, poliedrica artista milanese che ho avuto il piacere di incontrare, ammirare in azione e intervistare, in occasione di #theartbeyondbordersun , nuovo progetto Michelin.

Con il progetto #TheArtBeyondBorders Michelin ha deciso di scendere in strada per intraprendere un nuovo viaggio, dentro e oltre l’arte.

Attraverso la pittura, il disegno, i colori, ha infatti individuato sei artisti che potessero parlare di famiglia, di affetti, esperienze e speranze, sicurezza, spazi e luoghi protetti, ovvero di quei valori da sempre caratterizzanti per Michelin.

Nelle locandine del passato come nelle reinterpretazioni di oggi, risaltano i valori fondamentali di Michelin che da sempre segue passo dopo passo tutti coloro che si mettono in viaggio.

Elisabetta Mastro è una degli artisti scelti da Michelin.

Questa la locandina proposta da Michelin all’artista

 

e questa l’opera realizzata per Michelin, che doveva raffigurare un uomo a a bordo di una moto da cross.

 

Ho avuto il piacere di incontrare Elisabetta Mastro qualche giorno fa e di poterla ascoltare a lungo, tra la strada dove sorge il suo murale e il ristorantino che la accoglie e ospita da tanti mesi e che accolto anche noi per un ottimo pranzetto.

“Sono i miei angeli” -mi spiega- mentre mi racconta di quando i ragazzi del ristorante la sollevano dalla fatica con un bicchiere di acqua, una fetta di torta o, più semplicemente, con due chiacchiere.

D’altronde il suo studio non ha pareti né soffitti, è un atelier a cielo aperto, esposto al vento, al sole, come alla pioggia e alla neve dei mesi scorsi.

Mutevole. Come lei. Come il tempo. Come la sua opera.

“Mutevole”, d’altronde, è il titolo della sua galleria d’arte a cielo, nata da un progetto di riqualificazione urbana ideato da Giacomo Crott e realizzato dall’artista Elisabetta Mastro.

Un lavoro ambizioso, lungo e impegnativo che ha portato ulteriormente il quartiere Bovisa, a mutare: da periferia industriale a polo del design.

Muta la città, mutano i quartieri, esattamente come mutiamo noi e i nostri stati d’animo, magistralmente reinterpretati da ognuno dei 25 dipinti di questo coloratissimo murale.

Mutevole come le stagioni che ha attraversato, come i volti nel tempo, come i gesti e le espressioni di chi lo nota per la prima volta, ma anche di chi torna e ritorna a osservarlo, scegliendo ogni giorno in quale dei suoi dipinti riconoscersi a seconda dello stato d’animo del momento.

Come la città che cambia e come una piccola e anonima strada milanese che, grazie a questo murale, diventa una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto.

Con questa opera Elisabetta rende sua una parte della nostra Milano, in piena trasformazione, da qualche anno a questa parte.

Di seguito vi racconto tutto per filo e per segno, anche perché non le ho quasi permesso di pranzare tante sono state le cose da chiederle.

Elisabetta, hai sempre dipinto?

Ho iniziato a dipingere da bambina tutto quello che mi passava per le mani: muri, mobili, divani, pavimenti ed ogni angolo della casa.

Da mamma di due gemelle isteriche incalzo subito con un’altra domanda:
“e i tuoi genitori?!? Cosa dicevano?”

Mi spiega che sua madre, mamma, oltretutto, di 5 figli, è una donna dal temperamento piuttosto pragmatico, mai stata così sentimentale da conservare tutti i suoi lavoretti d’infanzia.

Non dico nulla ma ci penso un attimo: nemmeno io conservo tutte le “opere” di Giulia e Vittoria, soprattutto perché 9 volte su 10 sono miei ritratti e ho i baffi o le corna.

Torniamo a noi.

Sua madre, insomma, non sembra capirne subito le innate doti artistiche.

Eppure sarà lei a dare una svolta alla vita di Elisabetta.

Abbiamo tutti un destino segnato ed ecco che alle medie, un professore intravede in lei del potenziale, invitandola a coltivare questa sua passione e consigliando ai suoi genitori di farle seguire degli studi artistici.

Gli studi: La Scuola del Fumetto

E così, al termine delle medie, Elisabetta inizia a frequentare LA SCUOLA DEL FUMETTO di MILANO.

E’ qui che apprende i principi fondamentali dell’anatomia umana, dei movimenti e della perfezione del corpo, delle linee e dei fasci muscolari, che caratterizzano oggi i suoi soggetti danzanti dai corpi sinuosi e perfetti.

I volti ricordano quelli di un manichino, piatti, privi di lineamenti, assolutamente anonimi.
Oscurati proprio per dare enfasi ai corpi e ai loro movimenti, oltre che alla forte componente danzante.

Ma è una volta terminata la scuola che Elisabetta scopre cosa voglia dire essere davvero degli artisti.

Diciottenne, inizia a sperimentare sul campo, mossa dal desiderio conoscere l’arte a 360°, e, grazie al suo mentore e amico Marco Gandolfi, artista allora proprietario di una bottega d’arte sui Navigli che realizzava trompe l’oil su tela, impara nuove tecniche pittoriche e trova il coraggio per credere in se stessa e per provare a diventare l’artista che è oggi.

Seguono cinque anni particolarmente introspettivi, che coincidono con una relazione sentimentale totalizzante che la portano a mettere da parte il suo talento.

Proprio al termine di questo periodo buio, iniziano a fare capolino i soggetti figurativi che ritroveremo in “Mutevole”.

Non accontentandosi più di riprodurre pedissequamente opere di altri artisti, inizia, infatti, a ricercare dentro di sé uno stile personale, giocando con le linee del corpo umano e con i movimenti della danza.

Inizia a mettersi in gioco anche come performer, collaborando con alcune note agenzie di comunicazione ed eventi, per esempio con la performance “Elisaart – segnalazioni impreviste”, durante la quale usa il proprio corpo come una tela, creando con colori fluo, delle linee e dei personali soggetti pittorici nel buio direttamente sulla propria pelle e a ritmo di musica.

L’arte murale arriva lentamente a diffondersi anche in Italia, dove a lungo era stata bistrattata.
Ed è lo scorso anno che Elisabetta, in questo generale quadro mutevole che è al momento la nostra città, capisce di voler far suo un pezzo di Milano.

Mutevoli sono anche le decisioni.

Inizialmente aveva messo gli occhi su un muro poco distante da quello che oggi ospita la sua opera e, solo in un secondo momento, individua insieme a Giacomo Crott, il muro del civico 25 di Via Schiaffino.

Il progetto “Mutevole” viene quindi creato ad hoc: il muro, intervallato da regolari pilastri, non permette un racconto continuativo, impone degli stacchi e quindi un percorso fatto di tappe, di situazioni fatte e finite che, però, possono evolversi.

Decide quindi di focalizzarsi sugli stati d’animo e di rappresentarne la mutevolezza.

Nei suoi soggetti, che come abbiamo visto nascono dallo studio dell’anatomia e del nudo, le linee e le figure geometriche sottolineano i muscoli, mentre cerchi e curve, tornano ricorrenti, specialmente nei profili, dove gli addomi appaiono arrotondati, come una sorta di marchio di fabbrica.

La prima parte dell’opera viene realizzata in 3 mesi, quando le temperature rigide dell’inverno la costringono a prendersi una pausa temporanea. Con la primavera Elisabetta si è rimessa all’opera e conta di finire entro fine giugno, per terminare i 4 rettangoli che mancano, molto più estesi rispetto alle porzioni di muro di forma quadrata dipinti fino ad ora.

“innamorati”, “passionali”, “sensibili”, “liberi” e “felici”. Ma anche “delusi”, “tristi” e “respinti”. Questi sono solo alcuni dei titoli delle singole opere che compongono “Mutevole” , esattamente come sono solo alcuni dei sentimenti che tutti noi proviamo nel corso di una vita, ma anche di una giornata. Ogni corpo racconta un sentire in cui viene facile immedesimarsi e che permette di emozionarsi.

Come mai i sentimenti “positivi” sono in netta minoranza?– le domando

Perché gli stati d’animo, in genere, si vivono e basta senza pensarci troppo su.

Li sentiamo, li viviamo, ma li capiamo solo quando sono negativi e ci fanno male.

E io preferisco raccontare quelli, anche attraverso corpi tesi, contriti e distrutti dal colore.

Allora come mai li hai comunque inseriti nella tua opera?

Perché fanno comunque parte della vita e non tutti siamo uguali.

Volevo permettere a tutti di vivere quest’opera e di immedesimarsi in ogni sua parte.

Grazie Elisabetta, ci vediamo presto.

Grazie a te, ti aspetto a opera terminata.

Non mancherò. Intanto ti auguro tutto il successo che meriti e grazie per aver reso ancora più bella Milano con la tua galleria d’arte a cielo aperto.

Non vedo l’ora di rivedere Elisabetta e di rivedere “Mutevole” finita, ma anche la zona che accoglie il muro, un quartiere che sicuramente vedremo ancora mutare nei prossimi anni.

 

P.S.  scaricate l’app TABB disponibile per iOS e Android, inquadrate le opere pubblicate su The Art Beyond Borders e vivete anche voi questo viaggio.

 

Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima”
George Bernard Shaw

The Art Beyond Borders

Dal 1889, Michelin si occupa di offrire soluzioni di trasporto moderne, innovative, alla portata della collettività; da quello stesso anno, Michelin si dedica alla cura dei suoi clienti e alla sicurezza dei suoi viaggiatori. Da sempre, con passione e dedizione, segue, passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, gli infiniti percorsi intrapresi ogni giorno nel mondo, accompagnando famiglie e viaggiatori solitari, ragazzi innamorati e gruppi di amici.

Da decenni, Michelin entra nelle case, nelle vite e nella quotidianità di milioni di persone, si fa posto nel bagaglio che ciascuno di noi porta con sé e che ogni giorno, con esperienze, visioni, idee e progetti, si impegna ad arricchire.

Con i suoi prodotti e il suo Omino Michelin entra nell’immaginario comune, si fa punto di riferimento, guida e paracadute.

Attraverso l’arte, con inventiva, creatività ed ironia, sei artisti raccontano la storia di un’azienda che è partita dalla Francia per attraversare il mondo, da una famiglia che ha provato a prendere il globo tra le mani per offrirne una piccola parte ad ogni suo cliente: la storia di Michelin, per cui ogni viaggio, su ogni strada immaginata, disegnata e percorsa dall’uomo, è la propria missione.

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