L’Amore

di Francesca

Proprio ieri sera ho trascritto queste righe tratte da “Il Profeta” di Kahlil Gibran sulla mia pagina Facebook.

Trovando che sia una meravigliosa descrizione dell’Amore, desidero condividerla anche qui, per gli amici che non hanno FB, augurando ad ognuno di loro di ridere sempre tutte le loro risate e piangere sempre tutte le loro lacrime.

“Quando l’amore vi chiama seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgono, affidatevi a lui. Anche se la sua lama nascosta tra le piume potrebbe ferirvi.

E quando vi parla, abbiate fiducia in lui.
Anche se la sua voce può infrangere i vostri sogni come il vento del nord devasta un giardino.

Perché l’amore come vi incorona, allo stesso modo può crocifiggervi.
E come vi fa fiorire, allo stesso modo vi recide.

Allo stesso modo in cui ascende alle vostre sommità e accarezza i vostri rami più teneri che fremono nel sole, così può scendere fino alle vostre radici e scuoterle fin dove si aggrappano alla terra.

Come covoni di grano vi raccoglie intorno a sè.

Vi batte fino a spogliarvi.
Vi setaccia per liberarvi dai vostri gusci.
Vi macina fino a ridurvi in farina.
Vi impasta rendendovi malleabili.
Poi vi affida alla sua sacra fiamma, per rendervi pane sacro per il sacro banchetto di Dio.

Tutto questo vi farà l’amore perché conosciate i segreti del vostro cuore, e perché in quella conoscenza diveniate un frammento del cuore della vita.

Ma se nella vostra paura dell’amore cercherete solo il piacere e la pace, allora meglio farete a coprire la vostra nudità e ad abbandonare l’aia dell’amore per il mondo senza stagioni dove potrete ridere, ma non tutte le vostre risate, e piangere, ma non tutte le vostre lacrime.

L’amore non dà nulla se non se stesso, e non prende che da se stesso.
L’amore non possiede, né può essere posseduto.
Perché l’amore basta all’amore.

E non potete pensare di comandare il cammino dell’amore: se vi trova degni, è lui a dirigere il vostro cammino.

L’amore non ha altro desiderio che realizzare se stesso”

(“Il Profeta” – Kahlil Gibran) 

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