Due frecce nel vento

di Francesca

 

Adoro vedere le mie figlie venire su pazze da legare, vivaci, socievoli, “selvatiche” ed adattabili senza essere già di quei bambini tutti-orario che se per un giorno saltano la pennica 14.00-16.00 sclerano.

Mi piace che mangino assolutamente qualsiasi cosa “da grandi”, senza aver bisogno, ormai da parecchio tempo, di pappette da neonati. Il palato si affina sin da piccoli, un adulto che sa mangiare tutto è sempre più gradevole da invitare a cena.

Adoro che si fidino del mondo, avranno tempo per sbattere la faccia e avere le loro delusioni, ma non spetterà a me difenderle da esse.
Se cadono si rialzeranno e presto inizieranno anche a riderci su.

I genitori apprensivi trasmettono solo insicurezza ed io desidero per loro una fiducia totale in loro stesse e nella vita.
Che io ci sia, oppure no.

Mi piace da pazzi che vadano spedite a scoprire il mondo e non si girino mai indietro a guardarmi, che non siano per nulla attaccate a noi e che vengano su nella consapevolezza che non ho fatto figli per avere compagnia e non sentirmi sola o per farmi accudire da vecchia, ma solo per lanciare nel vento due frecce che andranno ognuna per la propria strada (frase meravigliosa tratta da un testo sui figli di Gibran).

Io una vita ce l’ho e i figli non servono per sentirsi utili.

Adoro vederle spensierate, che sanno ridere anche con la febbre o un ginocchio sbucciato. L’ipocondria si scaccia già in tenera età.

Le amo ricoperte di sabbia e sale dalla testa ai piedi e felici, senza che diano di matto se non fanno la doccia calda in spiaggia e non si tolgono il sale dalla pelle.

Mi piace saper stare bene anche se le so lontane. Quello che conta è che siano felici loro, il resto è solo egoismo.

I figli diventano ciò che vogliamo diventino.
Sempre.

E io spero che renderle autonome, libere, indipendenti e adattabili le renda adulte altrettanto libere e capaci di stare al mondo, magari meno problematiche, complessate e morbose di tanti miei coetanei.

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