Diario di una quarantena – 31 marzo

di Francesca

Milano, 31 marzo 2020

Care bambine,

il tempo vola velocissimo e siamo già a fine marzo.

Ho smesso di contare i giorni e non so nemmeno più da quanto tempo siamo chiusi in casa per la quarantena.
Anche le nostre giornate corrono veloci, alla faccia di chi parla di noia.

Giuro, vorrei annoiarmi ma non riusciamo a farlo nemmeno ora che siamo chiusi in casa.

Sembra ieri che parlavamo di aprile come di un mese in cui ne saremmo usciti.

Molti di noi ipotizzavano (più che altro speravano) di poter sconfiggere il virus subito dopo Pasqua e tanti, come noi d’altronde, hanno lasciato fino all’ultimo le prenotazioni dei loro viaggi di Pasqua (sperando in un rimborso).

Ebbene sì, il 9 saremmo dovuti partire per l’Andalucia.

Vi dirò, questo momento così triste e particolare mi sta rendendo molto paziente.

Con tutte le persone in situazioni gravissime che ci sono, con tutti i contagi che si stanno verificando, con le terapie intensive di tutto il mondo intasate e tanti amici e conoscenti che perdono ogni giorno i propri affetti senza nemmeno poterli accompagnare in questo triste addio, sinceramente, come è ovvio che sia, delle vacanze e di tutto il resto inizia a fregarmi poco o niente.

Che non tornerete più a scuola ormai è assodato.
Qualcuno dice che a maggio potrete tornarci, i più speranzosi sostengono che dopo Pasqua sarà nuovamente possibile tornare alla vita di sempre.

La data del 4 maggio per molti sembra un miraggio lontano, ma pur sempre un’uscita certa.

Manca ancora così tanto tempo che tutto può essere.
Invece io, anche se solitamente sono una persona molto fiduciosa e ottimista, se devo essere sincera non vedo una pronta uscita da tutto questo.

Non me ne frega molto di ipotizzare complotti, non mi interessa nemmeno di capire come mai in Italia si sia ancora in questa situazione mentre in altri Paesi ne usciranno molto prima scegliendo per una generale riapertura.

Quello che mi interessa è non puntare ad una riapertura per poi riprecipitare nell’emergenza e riportando alle stelle i contagi.

Lo sapete anche voi: inizialmente avevo preso un po’ sotto gamba questo virus.

C’è voluto poco, però, perché ne capissi l’entità e ora lo temo, più che altro per mia madre e per la fascia più fragile della popolazione.

La nostra vita è stata del tutto sconvolta ma la cosa particolare è che è così per tutti, senza esclusioni.

Credo, temo, che finché non esisterà un vaccino, non potremo uscirne davvero e, onestamente, per continuare a vivere sentendomi una delinquente senza aver commesso alcun crimine se esco di casa per far sgranchire le gambe alle mie figlie intorno al palazzo o di vivere a metà preferisco restare chiusa in casa e accettare il momento sperando passi il prima possibile.

La situazione è questa.
Non sono particolarmente allegra e credo si percepisca in queste righe. D’altronde mi domando chi possa esserlo.
A disturbarmi non è il fatto di stare a casa. Tutto sommato stiamo bene, siamo fortunati.

Ci divertiamo insieme, abbiamo i nostri ritmi (per lo più scanditi da compiti, collegamenti scolastici vostri e dei frequenti bicchieri di vino).

Ma mi spaventa l’idea di uscirne zoppicanti, già che tutto è fermo e tutti lavoriamo meno di prima.

Non ci resta che aspettare, per la prima volta in una vita mi accorgo di non poter fare assolutamente nulla.

Tutto quello che si sta verificando non è minimamente controllabile e non possiamo fare altro che metterci il cuore in pace.

Con amore,

Mamma

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