Ottocentodieci: una bellissima storia da assaporare in Lomellina.

di Francesca

Ottocentodieci.

Un po’ come Novecento di Baricco, non è un semplice numero, ma un nome proprio che è prima di tutto una storia.

Una bellissima storia.
Ottocentodieci è un ristorante che, al di là delle metafore, mi è apparso come una bolla luminosa nella nebbia.

Già, la nebbia fitta e famosissima della Lomellina nella quale ero immersa il giorno in cui, insieme a Marco , Chiara , Cristina ed Elena , sono venuta a conoscere questo “contenitore di vitalità”, come lo definisce chi ci lavora e ne è l’anima.

A Sannazzaro de Burgondi, all’interno al piano dehors dell’Hotel Eridano, è incastonata la perla più preziosa di Annalisa e Veronica Magrì, due sorelle di origine partenopea che hanno portato una gran cucina d’autore a ottocentodieci km da Napoli.

Il ristorante che Annalisa e Veronica curano da tre anni con grande passione e uno spirito imprenditoriale impeccabile, rispecchia la loro anima in un progetto complesso che punta all’eccellenza, passando attraverso l’eleganza del design e proponendo piatti che sono un inno al gusto e alla bellezza.

Particolari come il pane fatto in casa e servito caldo (indubbiamente una delle gioie della vita), la sala, i dettagli ai tavoli, le luci, i colori, la tappezzeria di gusto neo-romantico, e persino l’acustica, sono tutti elementi allo stesso tempo vivaci e raffinati che si mixano in maniera perfetta e precisa, predisponendo l’ospite a uno stato d’animo ideale per aprirsi all’esperienza gustativa proposta da Ottocentodieci.

Benito Langella, il maître, è colui che si occupa di mettere a proprio agio i clienti, accompagnandoli in un percorso fatto di gusto, discrezione e professionalità.

Le sue precedenti esperienze in hotel e ristoranti rinomati (come Palazzo Parigi), si riassumono nella cura che offre nel presentare, spiegare e consigliare abbinamenti come se si trattasse di una sorta di viaggi.

Rigles Tepshi è invece il nome dello Chef di origine albanese, giovanissimo e con alle spalle già grandi esperienze professionali.

Abituato a lavorare in ristoranti incorniciati da meravigliosi panorami marini in Sicilia e in Liguria, o dai nomi milanesissimi e prestigiosi (Trussardi alla Scala e Seta del Mandarin Hotel), nei piatti che prepara riesce a combinare la freschezza dei sui 29 anni con una grande tecnica, perfettamente acquisita, e un ventaglio di materie prime d’eccellenza.

La cucina ideata e proposta dallo Chef è un tripudio di prodotti del territorio e di influenze partenopee che si fondono in sapori, consistenze e geometrie affascinanti.

La creatività, che non corrisponde assolutamente a un azzardo, è sicuramente il quid in più che permette la nascita di vere chicche, come l’antipasto di lumache con cavolo nero, cipolla e ribes, o gli strepitosi ravioli ripieni di zucca bertagnina con pompelmo rosa e pepe di Timut su brodo di salame d’oca di Mortara, o ancora il risotto alle cime di rapa e scampi, mantecato con crema al limone.

Ogni piatto è frutto di ispirazione e studio, così da ottenere abbinamenti insoliti ma molto ben bilanciati.

Dopo aver visitato la cucina e conosciuto ogni suo componente, potrei tranquillamente dire che ciò che ho percepito è stato un bellissimo clima di armonia.

Proprio nulla a che vedere con le cucine infernali di cui spesso sentiamo parlare.

L’attenzione delicata che lo Chef e la brigata dedicano ciò che svolgono appare immediatamente come qualcosa che va al di là di un semplice dovere finalizzato esclusivamente alla soddisfazione del cliente. Nella cucina del ristorante Ottocentodieci si respira, e quindi poi si gusta, l’amore vero e profondo per una professione che è guidata soprattutto dalla passione.

In tutta questa deliziosa bellezza offerta dal ristorante, c’è anche un posticino dedicato al prodotto partenopeo per antonomasia: la pizza.

810 Bistrot & Pizza è una proposta per chi desidera assaggiare una cucina sfiziosa e moderna, o per chi ama la pizza gourmet.

Qui gli impasti partono da farine macinate a pietra, vengono coccolate con una lunga lievitazione e terminano con l’insuperabile cottura nel forno a legna.

Il mio consiglio spassionato, quindi, è che se vi trovate in Lomellina -con o senza nebbia- impostate il navigatore e passate da Ottocentodieci.

Un viaggio, piccolo o grande che sia, non lo si gode mai fino in fondo se non si torna con il ricordo di qualche assaggio indimenticabile.

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