Referendum 21 settembre: taglio dei parlamentari – come scegliere consapevolmente

di Francesca

Il 21 settembre voteremo per il referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari.

Premessa

Il 21 settembre voteremo per il referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari.

Per cercare di chiarirci le idee per capire come comportarci in occasione del referendum, abbiamo allora deciso di raccogliere il maggior numero possibile di dati.

Sono per lo più indici macro-economici) di 50 paesi e di correlarli al numero dei rispettivi parlamentari.

La finalità di tale analisi voleva essere individuare un ipotetico numero perfetto di parlamentari per ogni abitante.

Naturalmente non siamo riusciti a darci una risposta.

Tuttavia abbiamo ottenuto risultati altrettanto interessanti e proprio per questa ragione, essendo rimasti così impressionati, ci è sembrato utile rendere pubblica l’analisi che segue!

Se non altro per aiutare chi, confuso quanto noi, si avvicina al referendum con una serie di normali perplessità.

Ci sembra un buon punto di partenza conoscere l’effettivo stato delle cose.

Senza un’adeguata conoscenza, infatti, tirare delle somme risulta sempre complicato.

Figuriamoci votare!

Abbiamo inserito anche diversi grafici sulla disoccupazione italiana che rientrano solo parzialmente in questa ricerca ma che reputiamo comunque interessante mostrare (o, almeno, per noi lo sono stati).

Introduzione

Cosa prevede il testo di legge

Il testo di legge, prometto che questa sarà la sola citazione normativa di questo elaborato, prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera dei deputati, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.

Mettendo in ordine i paesi per numero di parlamentari appare abbastanza evidente che l’Italia sia una delle repubbliche con più parlamentari (seconda solo all’Inghilterra con i suoi 1422 parlamentari).

Mettendo in ordine il numero di parlamentari in proporzione alla popolazione il discorso cambia parecchio.

Il perché proporzionare il numero dei parlamentari alla popolazione è abbastanza chiaro: per poter classificare diverse realtà dobbiamo renderle il più possibile omogenee tra loro e il modo più veloce per farlo è  sicuramente quello di dividere popolazione di un paese per il numero di parlamentari e ottenere così il numero di parlamentari per abitante.

Questo dato ci permette di confrontare tutti i paesi che abbiamo selezionato per questa ricerca.

L’Italia in questa determinata classifica è trentatreesima su 50 (non più la seconda quindi!). questo significa che ci sono 32 paesi che hanno più parlamentari dell’Italia.

Inoltre il dato ci permette di capire il costo per cittadino (in un teorico costo uguale per tutti) già  che un parlamentare ogni 20.000 abitanti avrà un costo per abitante  di 3 volte superiore al costo che avrebbe un abitante qualora i parlamentari fossero 1 ogni 60.000.

Nel realizzare questa ricerca ci siamo imbattuti in opinioni contrastanti e se per qualcuno governare con meno parlamentari sarebbe impossibile, per altri risulterebbe più semplice farlo.

E, in questo caso specifico, non abbiamo tardato a capire che queste due conseguenze di un eventuale taglio dei parlamentari, non sono altro che il riflesso delle ideologie di partiti politici diversi.

E così, a fronte di  questa situazione per noi confusa, la necessità di avere dei dati certi diventa ancora più fondamentale.

Inizialmente abbiamo pensato di comparare il numero dei parlamentari, come sopra riportato, per capire se veramente ne avessimo più di tutti e la verità, come spesso accade, è andata a collocarsi nel mezzo.

Ne abbiamo sì più di tutti, ma ne abbiamo meno degli altri rapportati alla popolazione.

Quanto è “vivibile” il paese in cui abiti?

Conseguentemente ci siamo chiesti se sarebbe stato possibile trovare degli indicatori che ci avrebbero permesso di correlare il numero di parlamentari a qualcosa che ci desse la misura della “vivibilità” di un paese.

Una digressione sulla comparazione è sempre essenziale.

Un dato singolo è sempre poco indicativo se non inserito all’interno di un paniere di altri dati similari.

Sapere quanto sono alto senza sapere quanto sono alti gli altri, d’altronde, non mi permetterebbe di capire se io sia alto, basso o nella media.

Ed è stata proprio questa considerazione a spingerci a confrontare tra loro più paesi.

Questo proprio per cercare di capire se il numero dei parlamentari fosse correlato a macro indicatori rappresentativi della condizione di una nazione.

La ricerca

Tutto lo studio ha avuto origine da una domanda apparentemente banale, ma utilissima per creare le correlazioni che ci servivano.

Dove sogni di abitare?

Ci siamo domandati, infatti, dove ci sarebbe piaciuto abitare.

Tralasciando la bellezza artistica del Paese in cui viviamo (fortuna nostra), abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto vivere in un luogo dove venissero garantiti un ottimo sistema sanitario, scolastico e culturale.

Uno Stato ad alta occupazione, ricco di risorse (PIL), altamente tecnologico e, possibilmente, anche illuminato, mosso da azioni concrete per salvaguardare l’ambiente, le categorie più fragili e dove l’estrema povertà non fosse più un problema da risolvere.

Poi ci siamo chiesti se potesse esistere una correlazione tra buon governo e un dato numero di parlamentari e se, addirittura, considerato un paniere di paesi virtuosi (con i migliori indicatori), fosse possibile stabilire un numero adeguato di parlamentari, che potesse essere rappresentativo del paese che vorremmo.

La prima parte del lavoro è stata quella di capire quali dati fossero funzionali all’idea di fondo, ovvero decidere gli indici che fanno pensare che un paese sia governato bene.

Abbiamo appositamente ragionato in maniera semplice: abbiamo preso tutti quegli indici ritenuti indiscutibilmente quelli di buon governo o di elevato progresso.

Come ad esempio il tasso di longevità, sicuramente un bellissimo esempio per fare capire il concetto.

Indipendentemente da tutti gli altri fattori, il paese in cui la longevità risulta essere più alta, significa che si è raggiunto un elevato livello di progresso.

Se poi a questo dato uniamo il tasso di mortalità infantile, otteniamo anche una diapositiva del sistema sanitario nazionale (se in un paese si vive di più e si muore di meno nei primi anni di vita significa che il sistema sanitario funziona e funziona per tutti).

Oltre a questi dati abbiamo analizzato e utilizzato i dati sul PIL (ricchezza di un paese).

PIL pro capite (ricchezza di un individuo), Crescita PIL (anche se il dato sulla crescita talvolta è fuorviante), tasso di scolarizzazione primaria, secondaria e universitaria, tasso di povertà, disoccupazione, vaccinazioni bambini (0-5 anni), esportazione prodotti tecnologici, emissione CO2 pro capite e tantissimi altri dati ritenuti interessanti per un totale di circa 50 macro indici di altrettanti paesi dal 1990 ad oggi.

Una volta importati tutti i dati, abbiamo messo a confronto (noi, d’altronde, siamo esperti di comparazioni) tutti i paesi e abbiamo correlato tutti gli indici trovati al numero dei parlamentari.

Naturalmente abbiamo tenuto conto di fattori quali popolazione, densità e stato di governo.

Abbiamo preso la maggior parte delle repubbliche parlamentari, repubbliche presidenziali e repubbliche semi presidenziali.

La fonte primaria dei dati è https://data.worldbank.org/ .

Le immagini grafiche sono frutto di elaborazioni che già vengono utilizzate in Wallabies per le analisi dei calciatori e create attraverso le info grafiche di Flourish.

Come anticipato l’analisi è volutamente semplice, perché non ci piace non capire e per questo motivo non amiamo quando ricerche o articoli forniscono dati troppo complessi.

Capire, con tutte le possibili eccezioni, che i paesi dove si vive più a lungo e si muore di meno alla nascita, sono i più avanzati.

Questo è un concetto ovvio quanto inconfutabile.

Abbiamo volutamente lasciato da parte l’intelligenza artificiale per non complicare troppo il discorso.

L’Intelligenza Artificiale è un mezzo meraviglioso per avere indicazioni quando il nostro cervello non è più in grado di scegliere per via dell’altissimo numero di variabili, ma in questa circostanza, invece, abbiamo scelto circa 10 indici che reputiamo importante spiegare uno ad uno:

    • Indice di longevità: indica l’aspettativa di vita alla nascita;
    • Indice di mortalità infantile (0-5 anni): indica il numero dei bambini morti prima di compiere 5 anni di vita, ogni mille bambini nati;
    • PIL: la ricchezza totale di un paese (perdonate la semplificazione);
    • Crescita PIL procapite è il PIL diviso la popolazione e serve per uniformare i dati del PIL e per ottenere una misurazione comune per tutti i Paesi per poterli comparare);
    • Crescita PIL: indica la crescita annuale del PIL di un Paese;
    • Esportazioni high tech: abbiamo voluto considerare anche questo dato per capire il livello tecnologico di un paese o una sua proxy (racchiude le esportazioni di prodotti con elevata intensità di ricerca e sviluppo come aerospaziali, computer prodotti farmaceutici e scientifici);
    • CO2 pro capite: indica il livello di emissioni per ogni Paese. A tal proposito ci tengo ad inserite una nota: è molto importante dividere tra le emissioni totali di un paese e quelle pro capite. Giusto per farvi capire perché, pensate che, se ci basassimo solo sulla prima misurazione, risulterebbe l’India come principale responsabile del surriscaldamento terrestre, mentre, focalizzandosi sui soli dati pro capite, emerge che siano i Norvegesi i veri responsabili).
    • Grado di scolarizzazione: il tasso di iscrizione percentuale alla scuola primaria, secondaria e all’università; questo indice rappresenta il rapporto esistente tra gli individui in età scolare iscritti a scuola/università e la popolazione della corrispondente età scolare/universitaria ufficiale;
    • Vaccini: la percentuale di persone vaccinate (vaccinazioni trivalenti) rispetto alla popolazione totale;
    • Popolazione;
    • Densità;
    • Numero di parlamentari.

Di seguito la Tabella riepilogativa con tutti gli indicatori:

Dall’indice globale abbiamo escluso il PIL di un paese e abbiamo utilizzato solo il PIL pro capite.

La prima buona notizia è che Italia uno dei paesi al mondo si vive più a lungo e la mortalità infantile nei primi 5 anni di vita è tra le più basse in assoluto come si può notare dai seguenti grafici.

La tabella denominata “Longevità Mondo” permette di vedere nell’anno 2018 il tasso di aspettativa di vita alla nascita per ogni paese.

Longevità Mondo – 2018

La tabella “Mortalità infantile” indica il numero di morti ogni 1000 bambini per ogni paese considerato nel 2018 nei primi 5 anni di età:

Mortalità Infantile 0-5 Anni – Mondo – 2018

I due grafici sotto riportati mostrano i grandi miglioramenti riguardanti questi due indici dal 1960 a oggi in Italia

il Primo Grafico animato mostra l’evoluzione dell’aspettativa di vita in Italia dal 1960 ad oggi.

Longevità Italia dal 1960 – 2018

Il grafico successivo mostra la diminuzione della mortalità infantile nei primi 5 anni di vita in Italia dal 1960 ad oggi (da 50 morti ogni 1000 bambini a 3 in soli 60 anni!!!). Tenendo anche conto dell’aumento della popolazione in questi anni  il risultato è formidabile e il prossimo meraviglioso passo sarà quello di riuscire a ridurre ancora di più questo numero.

Mortalità Infantile 0-5 Anni – Italia dal 1960 – 2018

E’ interessante notare, per tutti i pessimisti che vedono il mondo andare verso la rovina, il cambiamento di questi 2 dati fondamentali negli ultimi 60 anni in tutto il Mondo (parliamo di 20 anni in più di vita media in soli 60 anni!!!!).

Longevità Mondo dal 1960 – 2018

Mortalità Infantile 0-5 Anni – Mondo dal 1960 – 2018

Non è così per tutti, e non deve essere dato per scontato questo meraviglioso traguardo raggiunto.

Se ad esempio prendiamo gli USA come confronto notiamo che la longevità è più bassa (molto più bassa considerando i paesi occidentali) rispetto all’Italia.

Noi, avevamo lo stesso tasso di longevità nel 1996, 24 anni fa!

Stesso discorso per il tasso di mortalità infantile nei primi 5 anni di vita.

In Italia il dato è di 3 bambini ogni 1000, mentre negli Stati Uniti il dato è 6,5 (più del doppio!!!).

In Italia avevamo lo stesso tasso di mortalità nel 1997.

Si potrebbe affermare che il nostro sistema sanitario sia 20 anni avanti a quello degli Stati Uniti.

Naturalmente non è così semplice, è solo il frutto di politiche nazionali (non tutti vengono curati allo stesso modo).

Però il risultato è abbastanza lampante, in tema di longevità e mortalità infantile, siamo avanti di circa 20 anni.

Abbiamo così analizzato gli indici che noi riteniamo oggettivi e indipendenti e rappresentativi di un giudizio universale sulla qualità di un paese-

Li abbiamo proporzionati alla popolazione e abbiamo trovato una graduatoria dei paesi che hanno i migliori indici. Naturalmente avere migliori indici non significa direttamente che il paese sia governato meglio, tuttavia è abbastanza consequenziale voler vivere in un paese dove si vive di più, su muore di meno, c’è più lavoro, c’è più crescita e più scolarizzazione, meno povertà ecc..

La classifica è stata creata attribuendo un valore a ciascun indice da 0 a 10 rapportato a tutti i paesi del paniere ( 0 il peggiore e 10 il migliore). Una volta trovato il punteggio per ogni indice abbiamo classificato tutti i paesi in base al Rating raggiunto e questo il risultato che abbiamo ottenuto:

Tabella rating

 

La Tabella si legge dall’alto verso il basso, e in base ai risultati ottenuti risulta che il miglior Paese sia Singapore, poi Irlanda, Malta e così fino all’ultimo classificato.  l’Italia è classificata 29 esima e spiace constatare che tutti i paesi più progrediti le sono davanti in questa particolare classifica.

 

Nei seguenti grafici abbiamo deciso di confrontare l’Italia con altri paesi per evidenziare a colpo d’occhio dove l’Italia è carente rispetto a ogni paese.

Per interpretare questi grafici è importante la leggenda:

RL: indice longevità

RM: indice mortalità infantile

R%CPIL: indice crescita PIL annua

RHT: esportazioni prodotti ad alta tecnologia

RPP: indice PIL pro capite

RU: indice istruzione università

RDIS: indice disoccupazione

RCO2: indice emissioni pro capite ( inquinamento)

RP: indice povertà

RSP: indice istruzione primaria

RV: indici vaccinazioni

RSS: indici istruzione secondaria

 

 

 

Conclusioni

La cosa più difficile è scrivere le conclusioni perché i dati sono sempre da interpretare.

Abbiamo pensato di rispondere in maniera semplice e per punti in modo da rendere più chiaro possibile per tutti i risultati ottenuti:

  1. Il primo dato fondamentale è quello del numero dei parlamentari. A differenza di quanto si legge ultimamente il taglio dei parlamentari porterebbe l’Italia ad essere uno dei paesi con il minor numero di parlamentari rapportato alla popolazione.

 

  1. Il secondo dato rilevante è la posizione dell’Italia nella nostra speciale classifica dell’indice di “vivibilità”. L’Italia è al 29° posto su 47 paesi considerati, con alcuni dati decisamente negativi rispetto ai nostri vicini d’Europa (calcisticamente parlando si ritroverebbe nella parte destra della classifica).

 

  1. Ne consegue che il terzo dato fondamentale è la correlazione tra il numero dei parlamentari e i paesi con i migliori indici  di vivibilità ( per farci capire meglio i Paesi in cui vivrei).

 

Nei primi 10 paesi classificati  3 paesi hanno un numero di parlamentari  minore rispetto all’Italia mentre sette paesi un numero maggiore.

 

Se escludiamo i paesi più distanti da noi come densità e popolazione ai primi dieci posti troviamo: Irlanda, Francia Svezia, Svizzera, Norvegia Inghilterra, Olanda Danimarca e Germania.

 

Anche in questo caso 3 paesi (Francia Olanda e Germania) hanno un numero di parlamentari per abitante superiore al nostro.

Tuttavia la differenza tra la Francia, l’Olanda e l’Italia è talmente minima che potremmo dire che 7 paesi hanno un numero di parlamentari maggiore, due similare e uno, la Germania, minore.

 

  1. Qualora tagliassimo i parlamentari ci troveremmo quindi con un’ efficienza del Paese più bassa (cioè con indici da medio-bassa classifica, come dimostrato) e con meno parlamentari rispetto a tutti gli altri paesi Europei considerati (tranne la Germania).

 

Capitolo Italia

Mi ha stupito particolarmente trovare l’Irlanda ai primi posti della nostra classifica dei migliori paesi.

La mia mente era rimasta ai cosiddetti PIIGS (come odio questo acronimo) e pensavo che tutti e 5 i paesi fossero più o meno allo stesso livello di indicatori.

E’ interessante paragonare i PIIGS e vedere la loro evoluzione negli ultimi 10 anni.

Il seguente grafico mostra la crescita annua del Pil negli ultimi anni confrontando Italia, Irlanda, Spagna Grecia e Portogallo.

Confronto crescita annua PIL PIIGS

Oltre alla crescita PIL abbiamo considerato anche il PIL pro capite.

Per dare una rappresentazione dell’evoluzione dell’Italia negli ultimi 60 anni, l’abbiamo confrontata con altri 16 paesi e con la corrispettiva crescita.

Evoluzione PIL pro capite dal 1960 ad oggi

Evidentemente le politiche fiscali irlandesi hanno portato effetti importanti sull’economia nazionale irlandese.

Questa considerazione apre un argomento ancora più interessante poiché i primi 3 paesi classificati che sono Singapore, Malta e Irlanda,  attuano politiche fiscali aggressive.

Ciò potrebbe avvalorare la la tesi secondo cui la strada più veloce per attrarre capitali esteri è quella della riforma fiscale.

Tornando all’Italia i 3 indici che preoccupano maggiormente sono la crescita PIL che, come detto, è quasi a 0 posizionandola al penultimo posto tra i 47 paesi considerati, il tasso di povertà (persone che dichiarano di vivere con meno di 1,9 $ al giorno) ed il tasso di disoccupazione.

Partiamo dal tasso di disoccupazione.

Nei seguenti grafici scomponiamo il tasso di disoccupazione per titolo di studio e per provincia ( fonte dati: http://dati.istat.it)

Tasso disoccupazione Italia 2019 per titolo di studi

Tasso di disoccupazione Italia per macro-regioni 2019

 

Il primo grafico evidenzia che chi consegue una laurea ha un tasso di disoccupazione pari al 5,7% circa (4,6% se è maschio e 6,6% se femmina), mentre chi non ha alcun titolo di studio ha un tasso di disoccupazione pari al 18% circa (tasso di disoccupazione Italia 10,6% anno 2018 e 9,9% nel 2019).

Tuttavia il grafico che mi ha lasciato esterrefatto è quello regionale dove viene evidenziato un tasso di disoccupazione  a Napoli pari al 21% maschile e 26% femminile.

Tasso disoccupazione Italia 2019 per provincia

 

E’ difficile trovare, a livello globale, paesi che abbiano un tasso di disoccupazione così elevato; gli unici paesi similari  con tassi enormi si possono trovare in Grecia nel periodo della Troika o in Kosovo o in Nord Macedonia.

Alta disoccupazione porta inevitabilmente ad alta povertà ed è per questo che abbiamo un indice di povertà cosi elevato, ovvero circa 1 milione di persone (1,4% sulla popolazione nazionale).

I paesi a noi vicini e con un PIL similare al nostro e popolazione similare hanno tassi di povertà assoluta tra lo 0 e lo 0,1%. Noi ci troviamo tra gli Stati Uniti e il Bangladesh!

Infine il terzo dato rilevante è la crescita del Pil che con un tasso di disoccupazione così alto e un tasso di povertà così elevato resta naturalmente ancorato verso lo 0.

Tuttavia questi 3 dati insieme potrebbero avere un’altra lettura, ovvero che altissimi tassi di disoccupazione non siano completamente reali e nascondano persone che lavorano senza dichiararlo.

Lo stesso discorso vale per la povertà assoluta, ovvero molte persone per mantenere coerenza con quanto dichiarato al fisco, affermano di vivere con meno di 1,9 dollari al giorno.

Questo potenziale sommerso trascina  inesorabilmente la crescita del Pil verso il basso zavorrando i conti dell’Italia.

In cuor mio preferisco pensare che ci sia qualche furbo piuttosto che pensare che circa 1 milione di persone muoiano di fame e che il 25% circa delle persone in età lavorativa al Sud non abbia la possibilità di lavorare.

Tutti questi dati sembrano affossare l’Italia che, confrontata con gli indici degli altri paesi, sembra carente sotto tutti i fronti.

Tuttavia l’Irlanda da’ speranza, perché mostra come le politiche strategiche possano cambiare velocemente le sorti di un Paese.

L’Italia è un luogo meraviglioso, ricco di cultura, arte, meraviglie locali, eccellenze

eno-gastronomiche e tanto, tanto ancora, oltre a vantare una biodiversità incredibile.

L’Italia, per esempio, è il Paese europeo che presenta il più alto numero di specie: ospita circa la metà di quelle vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa.

Sono convinto che, se solo riuscissimo a capire in cosa siamo migliori degli altri e a sfruttare al massimo le nostre peculiarità, riusciremmo velocemente a colmare il divario con gli altri paesi e a ricominciare a crescere.

Analisi realizzata da Wallabies

Articolo realizzato da

Luigi Libroia

Marco Englaro 

Federico Romano, Marco Englaro e Luigi Libroia – Fondatori di Wallabies S.r.l.

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