Lo scorso autunno, in occasione di un bellissimo fine settimana trascorso nel magico territorio delle Langhe, organizzato dal Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero (leggi qui il post sul Consorzio), ho avuto il grande piacere di scoprire un luogo davvero incantevole, creato e pensato con il cuore da due persone altrettanto splendide. E’ da novembre che desidero scrivere questo post, ma sono stati mesi deliranti e solo oggi trovo il tempo per farlo.
Mi conoscete ormai, ho bisogno di sentire la scintilla. Tra esseri umani è davvero fondamentale. Non basta che un posto sia bello o che i prodotti che offre siano di qualità, per scriverne ho sempre bisogno di sentire accendersi qualcosa dentro. D’altronde questo blog si chiama Vivere per Raccontarla e non esiste vivere, per me, svincolato dai rapporti interpersonali e dall’empatia. Il titolo di questo blog, oltre ad essere lo stesso di uno dei più bei libri di Garcia Marquez, incarna in sé la volontà piena di raccontare e parlare quasi esclusivamente di esperienze vissute in prima persona, da me come dal resto della meravigliosa squadra che tiene in piedi e fa crescere giorno dopo giorno questo blog. L’incontro con Arianna ed Alessandro, la visita della loro azienda agricola, la loro storia, portano in sé proprio questo vissuto che cerco sempre nelle persone e nelle storie da raccontare. Così, anche se in ritardo, eccomi qui.
In occasione di un fine settimana accanto ai miei affetti più vicini, il nostro viaggio organizzato dal Consorzio prevedeva un’ultima tappa nell’Alta Langa, a Mombarcaro. Che paradiso, che bello arrivare in un posto così bello, immerso nella natura!
Mombarcaro è un piccolo borgo di trecento abitanti. Dimenticatevi i panorami dolci e collinari delle Langhe, perché in queste zone suggestive i panorami cambiano forma, lasciando il posto a boschi e pascoli. Questo rende questa zona ancora più particolare, sicuramente da conoscere.
Negli anni ’60, dopo che queste zone erano state da sempre in mano a pastori e contadini, tanti paesi hanno iniziato letteralmente a svuotarsi e molti dei loro abitanti diventarono operai rinunciando alle proprie terre, pascoli ed attività agricole.
Una volta in queste zone era molto diffusa la pecora delle Langhe, dalle zampe e dalle orecchie lunghe ed il manto bianchissimo. Con il loro latte si confezionano formaggi deliziosi, a cominciare dalla toma. Queste pecore sono sempre state alla base dell’economia della zona. Nel 1950 contavano oltre 45mila esemplari, mentre oggi sono considerate in via d’estinzione (ne esistono poco più di duemila).