Che immensa tristezza mi da continuare a leggere di persone disperate che si tolgono la vita per problemi economici, vergogna e senso di inadeguatezza. E’ un gesto estremo che mi fa sentire profondamente infelice per quelle persone e per le loro famiglie. Senza andare lontano mi guardo intorno, anche tra le mie amicizie più vicine, e colgo spessissimo tanta infelicità. Mi piacerebbe avere la bacchetta magica e poter fare capire a tutti che una via d’uscita c’è. Sempre o quasi sempre. La cosa più facile e immediata da dire ad una come me è che non capisco…che sono fortunata. Sì, vero, verissimo,lo sono. Ma a tratti nella mia vita non lo sono stata e ho sofferto molto anche se nessuno, forse nemmeno mia madre, potrebbe mai dirlo. Quello che vorrei dire è che la mia più grande fortuna è data proprio dal fatto di conoscere tantissime persone. E, nonostante ai più sembri impossibile, e nonostante la cosa più facile da criticarmi sia ritenermi superficiale per le molte conoscenze nella vita o sui social network, io nei rapporti umani ho sempre investito energie e tempo e ne vado orgogliosa. Conoscere (ma conoscere davvero) svariate persone aiuta non a sentirsi meno soli, ma a guardare il mondo sotto milioni di prospettive, secondo il vissuto di ognuno. Credo che molti dei miei amici più infelici lo siano per solitudine, per il loro non sapere parlare di se stessi o guardare oltre. Per mancanza di coraggio che impedisce loro di sterzare e cambiare strada. Molti hanno paura di ferire il prossimo o le aspettative altrui, altri non sanno cosa sia rischiare. Io vorrei solo ricordarvi che la vita è una e che non ci è stata data per soffrire. Che non saremo migliori sacrificandoci. Che non e’ detto che se si nasce in un posto bisogni anche morirci. Che se non amiamo qualcuno dobbiamo lasciarlo andare libero per il mondo. Che se vogliamo essere felici dobbiamo metterci l’anima per esserlo e non dirlo solamente. Che se un lavoro ci soffoca dobbiamo lasciarlo a costo di andare a vendere patatine. E’ pur sempre un lavoro, non andremo a rubare. Che quando in un momento nero vorremmo solo non esserci più dovremmo pensare a chi non c’è più davvero e magari avrebbe tanto voluto vedere i propri figli diventare grandi, sposarsi e fare dei bambini. Che quando siamo a terra allora vale la pena fermarsi un giorno e concentrarsi sulla bellezza del sole caldo sulla pelle o di una pianta che butta fuori gemme e fiori. Che quando ci lamentiamo per 4 ore di sonno perché i nostri bimbi hanno rotto le palle c’è qualcuno là fuori che bimbi non ne ha potuti avere, o che magari li ha persi. Che quando il nostro dramma è uno stipendio non proprio soddisfacente c’è qualcuno che un lavoro proprio non ce l’ha, lotta contro un tumore e chiede solo qualche mese di vita in più. Ecco. Io non voglio fare la moralista e dire che qualcuno sta peggio di voi e di ringraziare il cielo. Io voglio solo dirvi che abbiamo una manciata di anni tra le mani e che la vita e’ imprevedibile. Va vissuta, spremuta, assaporata nel bene e nel male.
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Francesca
Sono nata, da genitori italiani, nel 1980 a Caracas, in Venezuela, dove ho vissuto, andando avanti e indietro con l’Italia, fino al 1989, anno in cui mi sono trasferita definitivamente a Milano. Il mio legame con il Venezuela è comunque rimasto forte nel tempo, fino a quando, nel 2010, ho scelto di non tornarci più. La dittatura ha trasformato in inferno il paradiso e preferisco che il mio paese natale resti splendido, almeno nei miei ricordi. Mi occupo di comunicazione, ormai per lo più digitale, scrivo e leggo tanto, nasco come Event Manager ed oggi mi occupo quasi esclusivamente di consulenza e Digital PR. Sono anche la mamma, esaurita ma felice, di Giulia e Vittoria.
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