Brachetto d’Acqui, Acqui DOCG Rosé e Robiola di Roccaverano: il Monferrato in tavola

di Francesca

In Italia si parla spessissimo e di enogastronomia, e nel periodo natalizio questo argomento spopola persino durante i pranzi e le cene in famiglia o tra amici.

Ritrovarsi in buona compagnia gustando cibi e sorseggiando vini che rendono speciale una festa o un brindisi, può trasformarsi in un’occasione per scambiarsi non solo gli auguri, ma anche consigli o pareri su quale prodotto acquistare in occasione di un regalo o per il ricco menu delle feste.

Brachetto d’Acqui

Il Brachetto d’Acqui è ormai un grande classico, conosciuto sicuramente da tutti e apprezzato da molti.

Quello che però non tutti conoscono è il territorio da cui proviene, o la sua storia che parla di natura, bellezza, tecnica e quel pizzico di poesia che rende ancora più affascinante un prodotto già particolarmente amato.

Dovete sapere che il Brachetto d’Acqui è come un bimbo nato e coccolato dal Consorzio Tutela Brachetto d’Acqui, fondato nel 1992 in seguito alla necessità e al desiderio di rendere pienamente giustizia a prodotti d’eccellenza, tutelandone il territorio, regolamentandone la crescita, programmando la produzione e lavorando in modo da commercializzare questo splendido vino anche nei mercati esteri, valorizzandolo come merita.

Acqui DOCG Rosé

Sì, ho parlato di prodotti, al plurale, perché il Consorzio Tutela Brachetto d’Acqui ha un secondo fiore all’occhiello: l’Acqui DOCG Rosé (il mio preferito).

Il Monferrato è il territorio a cui il Brachetto d’Acqui e l’Acqui DOCG Rosé devono la propria origine e l’eccezionale qualità che li contraddistingue.

Una perla, geograficamente parlando, incastonata in un panorama orografico con una varietà incredibile di climi, anche molto diversi tra loro.
Esposizione, altitudine, vicinanza a fiumi, temperature, terreno.

Questo non è un semplice elenco, ma è l’insieme di caratteristiche fondamentali che, agendo sulle viti e conseguentemente sui grappoli, condizionano la qualità dell’uva trasformando ogni piccolo e semplice acino in un vero e proprio tesoro di aromaticità.

Inverni particolarmente freddi e spesso imbiancati da copiose nevicate si alternano a estati assolate, calde. Stagioni come primavera e autunno, inoltre, beneficiano di giornate miti che vedono avvicendare sole, freddo, luci e ombre.

Questo gioco lento delle stagioni accarezza e stuzzica allo stesso tempo le vigne ordinate in filari di questo territorio splendido, garantendo all’uva un quantitativo di zucchero perfetto, mescolato sapientemente dalla natura a componenti aromatiche uniche.

Vorrei raccontarvi due notizie circa i due vini che, orgogliosamente, il Consorzio Tutela Brachetto d’Acqui presenta.

Il Brachetto d’Acqui, in verità, presenta tre tipologie: il tappo raso (ovvero il vino rosso), lo spumante e il passito.

Per la produzione del Brachetto viene utilizzata una particolare tecnologia, detta Charmat o Martinotti. Quest’ultima fu ideata da Federico Martinotti, direttore per l’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, alla fine del diciannovesimo secolo.

Nella versione tappo raso, questo vino si presenta con un affascinantissimo colore che ricorda un prezioso rubino dai riflessi vivaci.

 

Il profumo è delicato, aromatico, ricorda una giornata di sole in un giardino di rose. Il sapore è dolce e morbido, caratteristica che regala eleganza a un calice invitante.

Nella tipologia spumante troviamo, ovviamente, il perlage.

Questa effervescenza, che è l’anima dei vini spumanti, e che io amo particolarmente, danza in un bicchiere di Brachetto d’Acqui portando in superficie un profumo che si ama appena lo si percepisce.
Il passito, leggermente più alcolico (16°), è un tripudio di riflessi ambrati che regalano un gusto vellutato e un aroma piacevolmente persistente.

L’Acqui DOCG Rosé è una novità “dry” dal tenore zuccherino limitato, proprio come suggerisce l’aggettivo, e si ottiene con il Metodo Martinotti -Charmat.

Questo spumante racchiude in sé importanti caratteristiche che lo rendono unico, prima fra tutte la precisa classificazione che riprende una “tipologia secca” già conosciuta e apprezzata nel 1873.

Diffusissima soprattutto nei primi anni del Novecento, era scelta sia come vino da aperitivo che come accompagnamento al pasto.

L’Acqui DOCG Rosé è inoltre autoctono, prodotto da un’uva aromatica rossa e da vitigno unico.
Il suo carattere speciale rispecchia senza dubbio l’amore del territorio in cui nasce nei confronti di una tradizione spumantiera importante.

E’ chiaro che una terra così ricca di meraviglie come il Monferrato, oltre a produrre Brachetto d’Acqui e Acqui DOCG Rosé e oltre a essere patrimonio dell’Unesco, è senza dubbio un luogo importantissimo per la produzione di eccellenze, e non solo in campo vitivinicolo.

La Robiola di Roccaverano, le mele IGP di Cuneo e le castagne IGP di Cuneo sono senza dubbio esempi di prodotti ormai conosciutissimi e ricercati per l’altissima qualità, che si accompagnano perfettamente alle diverse tipologie di vino del Consorzio Tutela Brachetto d’Acqui.

 

Post scritto in Collaborazione con :Consorzio Tutela Brachetto d’Acqui

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