Un brutto t1po! Guariamo insieme il diabete di tipo 1

di Francesca

Lunedì 19 novembre, nella sede della Fondazione Accademia del Panino Italiano in via Pompeo Leoni 2 a Milano, si è svolta la seconda edizione di una manifestazione particolarmente sentita, legata a un argomento molto serio e a cui tutti dovremmo prestare maggiore attenzione, informandoci a dovere.

L’evento è stato promosso dall’Associazione SOStegno 70 insieme ai ragazzi diabetici Onlus, fondata nel 2001 da un gruppo di genitori di bambini e ragazzi affetti da diabete.

Questa Associazione, sostenuta anche dal Centro di Endocrinologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano, ha come obiettivo la promozione e il sostegno della ricerca scientifica del diabete giovanile, in modo da trovare una soluzione definitiva alle pesanti problematiche che ne derivano.

Si occupa anche di sensibilizzare l’opinione pubblica circa la necessità di assistere chi deve convivere con il diabete, in modo da migliorarne la qualità della vita con la giusta terapia. Informare, istruire, formare, educare all’autocontrollo della malattia diabetica sono le azioni fondamentali attraverso le quali l’Associazione aiuta e accompagna i piccoli e i giovani diabetici insieme alle loro famiglie, perché ciò che si conosce spaventa meno ed è più gestibile anche nel quotidiano.

La manifestazione è stata occasione di una raccolta fondi destinati al DIABETES RESEARCH INSTITUTE (DRI), ovvero l’Istituto di Ricerca dell’Ospedale San Raffaele, interamente dedicato alla cura del Diabete.

Il DRI è un centro di eccellenza a livello internazionale, che ha condotto studi specifici sulla prevenzione e la cura del diabete in una struttura adatta a intrecciare attività di ricerca di base, clinica e traslazionale.

Ma cos’è il diabete di tipo 1?

Ci sarebbe moltissimo da dire, ma riassumendo in maniera brevissima, il diabete di tipo 1 si può definire una forma di diabete (mellito di tipo 1, appunto) che insorge principalmente in età infantile o durante l’adolescenza.

Questa particolare tipologia di diabete rientra a far parte della categoria delle malattie autoimmuni, dove autoanticorpi (cioè anticorpi che non riconoscono un organo del proprio corpo e lo attaccano come fosse qualcosa di estraneo) distruggono quelle cellule del pancreas che servono a produrre insulina.

Da qui nasce lo slogan:

Un brutto t1po! Guariamo insieme il diabete di tipo 1

Questo, se così si può dire è stato il titolo della serata, che in un’unica riga ha saputo riassumere l’importanza e la difficoltà della battaglia contro questa patologia.

Ho partecipato con grande interesse a tutte le fasi del programma della serata che, in ogni singolo tratto, mi è apparsa particolarmente luminosa. Sarà che per indole sono portata ad entusiasmarmi per quei progetti che nascono da una necessità reale, che vengono curati con grandissima professionalità e, allo stesso tempo, coccolati con un amore speciale che si trasforma in una spinta concreta e inesauribile verso un obiettivo davvero importante.

L’evento è partito subito con un momento divertente e piacevolissimo: l’estrazione dei premi della lotteria, presentata e animata da Andrea e Michele di Radio Deejay. Tutto è stato trasmesso in streaming sul sito www.sostegno70.org

Al termine di questo inizio scoppiettante, dopo un aperitivo di benvenuto e la presentazione della serata, ho avuto occasione di ascoltare con interesse l’intervento del Professor Lorenzo Piemonti MD, Director Diabetes Research Institute (SR – DRI) volto a spiegare cos’è il diabete di tipo 1 e, soprattutto, quali sono i motivi che rendono la ricerca fondamentale per debellare il problema.

La serata si è poi spostata a tavola, coronando questa occasione speciale con una cena stellata.

Durante la cena, ideata e preparata dagli Chef Claudio Sadler e Filippo La Mantia, oltre a gustare piatti meravigliosi, i presenti hanno potuto partecipare a un’asta di beneficenza, che anche in questo caso è stata presentata e vivacizzata dai conduttori radiofonici Andrea e Michele.

Prendendo spunto da una frase che mi ha colpito molto, concludo dicendo a voi – e ripetendolo a me stessa – che informandoci, capendo e impegnandoci più a fondo possiamo davvero renderci conto che “Il diabete è nelle nostre mani”.

 

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