Un amore più forte della distanza
Nonostante la lontananza e le ovvie difficoltà comunicative di allora, nemmeno arrivato in Venezuela Tony era riuscito a togliersela dalla mente.
La corrispondenza non si fermò un istante e lei continuò a ricevere numerose lettere, questa volta da Caracas. La sua tenacia alla fine venne premiata, già che lei decise di sposarlo per procura il 19 settembre del 1949 e di raggiungerlo in Venezuela. Non sapeva assolutamente nulla di quel paese lontano ed esotico, se non quel poco che era riuscita ad immaginare attraverso i racconti colorati e vivaci che le faceva Toni nelle sue lettere.
Pur sempre poco, pochissimo di più, rispetto a quando, moltissimi anni prima, bambina sui banchi di scuola, si era ritrovata a piangere profondamente per essere stata ammonita dalla maestra per non aver saputo rispondere correttamente ad una domanda proprio sul Venezuela.
Arrivò a Caracas una sera di metà ottobre dello stesso anno. Il destino, incredibilmente, l’aveva ricondotta proprio là, in quella Nazione lontana di cui da piccola non era riuscita a dire nulla.
Mia nonna crede e credeva molto nel destino, ma non abbastanza da poter credere che un giorno avrebbe lasciato tutto per trasferirsi proprio lì e che dal Venezuela non sarebbe mai più voluta andare via. Così, mentre per l’Italia si preannunciava una fase di leggera risalita, lei si ritrovò seduta su una vecchia ed arrugginita auto modello americano bicolore dai caldissimi sedili in pelle.
Durante il viaggio dall’aeroporto a quella che sarebbe stata la sua nuova casa, era rimasta in silenzio a studiare Tony, i cui lineamenti e i cui colori erano stati trasformati profondamente dal caldo e dal sole dei Tropici. Intanto, fuori dai finestrini, scorreva un panorama inaspettato: lunghe strade sterrate in mezzo ad una vegetazione fitta e colorata.
Osservava rapita i sali e scendi della città, le montagne color arancio ricoperte di case abusive dai tetti in lamiera arroventata, le piantagioni di platano e di banani interrotti bruscamente da grattacieli e quartieri “bene”.
Così, mentre lentamente le case degli italiani sarebbero state invase dal progresso, dall’arrivo della modernità, della televisione, dei primi e rudimentali robot da cucina, macchine da scrivere e arredamento moderno, lei si ritrovò di fronte il paradosso di un luogo dove coesistono due nature del tutto diverse tutt’oggi. Dove progresso e primitivo si tengono per mano, oggi come allora.
PS senza saperlo io mi sono sposata il 19 settembre del 2008.
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