NELL’ INFERNO VENEZUELANO I PENSIONATI ITALIANI PERDONO LE SPERANZE

di Odilia

La tragedia venezuelana non risparmia nemmeno gli anziani.

Di Odilia Sofia Quattrini

Sono forse gli anziani e i bambini i maggiormente esposti alle calamità inflitte dalla tirannia narco-terrorista di Nicolás Maduro.

L’impossibilitá di emigrare per ricominciare da capo in altre latitudini, la volontá di preservare quello che in una vita di sacrifici hanno costruito e l’incapacitá fisica per affrontare i rigori che il regime impone (lunghe file per procurarsi cibo e medicine) hanno reso un inferno la vita delle persone della terza etá.

E gli anziani italiani residenti in Venezuela non sono risparmiati da questo calvario, nonostante gli appelli fatti alle istituzioni italiane e le promesse e impegni assunti dal parlamento stesso.

A testimonianza di quanto vi dico, condivido con voi lo sfogo di un caro amico italiano, G.C.D.G., residente in Venezuela da tanti anni.

Lui é uno di quei connazionali che avrebbe dovuto usufruire del beneficio di quel milione di euro che il parlamento italiano aveva stanziato nel 2016, e di cui i pensionati italiani in Venezuela non hanno ancora percepito nemmeno un centesimo.

“Agli amici che hanno un bene che non apprezzano, la democrazia e la libertà.

Io vivo in Venezuela.

Si, in questo inferno dove cerchiamo di sopravvivere, dove la speranza di libertà si affievolisce tutti i giorni.

Senza medicine e le poche che ci sono, non bastano i soldi per comprarle; senza alimenti e quel poco che trovi non ti bastano i soldi per comprare.

La gente vive nell’eterna ricerca di qualcosa. File lunghissime per comprare qualsiasi cosa.

Vedo la gente come zombie, come allucinata, solo parlano di quello che costano le cose e dove trovarle.

L’inflazione è del sei per cento interdiario.

Certo che se hai dollari sopravvivi.

La moneta, il Bolívar (Bs.), non serve a niente. Immagina tu che ho una pensione di 270.000 Bs, uguali a 0,70 centesimi di euro al mese.

Posso comprare una dozzina di uova e quattro filoncini di pane.
Così sta il novanta per cento della gente.

Ma qui è l’apocalisse.
Speriamo di uscirne vivi.

Ciao.
Per tutto ciò non è che abbia tanta voglia di scrivere.

Scusate le mie lunghe assenze.
Un caro abbraccio a tutti.”

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