Giorni 13 e 14 – F3 – Supermetabolismo a Barcellona

di Francesca


È stata durissima
. Giuro che lo è stato. Andare via un paio di giorni in piena dieta del Supermetabolismo non è stata una buona idea.

Ma per fortuna sono una testa dura e non perdo di vista l’obiettivo.

Quando sei fortemente motivato non ci sono ostacoli che possano farti perdere di vista l’obiettivo! 

Barcellona ha ancora più negozi bio di Milano. I prezzi sono decisamente più bassi che in Italia, la scelta di prodotti triplicata. E io continuo con tenacia la mia dieta del Supermetabolismo, più vado avanti e più penso che il 27 settembre non finirà nulla.

Semmai inizierà, perché quando scopri che stai bene, che così in forze e in forma non ti sei mai sentita, anche con qualche kg in meno, devi far di tutto per far perdurare questa sensazione nel tempo.

Non vi dico che andrò avanti a mettermi uova sode in borsa o che il pane di grano germogliato regnerà sulla mia tavola. Ma di sicuro ho debellato una serie di abitudini sbagliate, come inondare tutto con litri d’olio, usare carboidrati raffinati, esagerare con gli zuccheri (non amo tutti i dolci, ma di gelato ero malata), saltare la colazione, mangiare poco e male ai pasti, mangiare con gusto con il piacere di farlo, prendendomi il tempo, bere caffè, per quanto fossero limitati.

Di certo continuerò a preferire la pasta di farro e quella di riso a quella che mangiavo prima di grano o di kamut. Non credo consumerò la stessa quantità di latticini di prima (non amo yogurt e latte ma per la mozzarella avevo una sorta di venerazione).

Certamente imparerò a usare la stevia al posto dei più noti dolcificanti in circolazione. E al bar ordinerò caffè d’orzo, mentre a casa consumerò quello di cicoria, che trovo molto meglio. Inoltre il gelato sarà una tantum, mentre mi sforzerò di mantenere la buona abitudine di fare 5 pasti al giorno (tre pasti principali più i due spuntini, in modo da non far mai passare più di 3/4 ore tra un pasto e l’altro).

Ma torniamo a Barcellona. Ci credete che i negozi bio erano davvero tanti? Più che a Milano, pazzesco. E sì che ero convinta fosse un’abitudine e un po’ una moda italiana quella dei super food e del benessere ad ogni costo. In ogni caso mi si è aperto un mondo. In questi negozi c’era una varietà tale che mi sarebbe piaciuto moltissimo fare la spesa e portarmi le cose in Italia. Qualcosina ho comprato, ma non ho potuto esagerare perché viaggiavamo con un trolley in due e non ero certa mi avrebbero lasciato passare tutto. Di certo ho preso un litro di latte di mandorla, una busta di quinoa (cereali per la colazione) e una di caffè di cicoria, più che altro per la colazione di domenica mattina. Ma quante cose! Ho preso anche una marmellata di albicocche fatta solo di frutta, limone e stevia. Non ero ancora riuscita a trovare la marmellata con stevia qui a Milano. Adesso proverò a cercarla.

Non è stato facile, ve lo ripeto. Dirvi che viaggiare in piena dieta sia una passeggiata sarebbe una bugia enorme. Però devo ammettere che, se proprio non possiamo fare a meno di partire, tanto vale farlo in fase 3 (venerdì, sabato e domenica) perché i menù delle altre due fasi, direi maggiormente quello della fase 1, sono decisamente più complicati fuori casa.

Trattandosi di una vera e propria toccata e fuga di due giorni e una notte, la colazione e lo spuntino del sabato sono riuscita a farli ancora a Milano.

Colazione solita da fase 3 (cereali + proteine + verdure + frutta a basso indice glicemico), quindi una tazza di latte di mandorla con 1/4 di tazza di fiocchi di avena, un pompelmo e un frullato di cetriolo con ghiaccio, lime e zenzero. Vi ricordo che sono io ad essere fissata con il frullato di cetriolo, perché sapendo di poco è la sola che riesco a consumare a colazione e solo sotto forma liquida. Le verdure concesse in fase 3 sono moltissime, per quanto mi riguarda potreste farvi tranquillamente delle melanzana alla griglia, degli spinaci, degli asparagi. De gustibus.

Lo spuntino l’ho consumato in aeroporto. Ormai centrifugati e frutta secca si trovano davvero ovunque.

Ho fatto fare un centrifugato di carote, finocchi e zenzero e ho mangiato qualche noce, l’equivalente ad occhio di 1/4 di tazza, come indicato nel libro della Pomroy.

Per pranzo invece ero già atterrata. Abbiamo trovato un ristorante molto carino e per fortuna non è stato complicato, perché in menù c’era un po’ di tutto. Così con un petto di pollo e un filetto alla griglia ce la siamo cavata. Abbiamo chiesto che fossero senza condimento in modo da poter dosare noi eventualmente i 3 cucchiai di olio concessi (solo nella fase 3), ma poi, lo sapete che è una vera e propria ossessione, ho intravisto in menù la guacamole e così, visto che ormai mi sono abituata a consumare tutto senza olio, ho preferito ai 3 cucchiai di olio concessi la guacamole, e come accompagnamento un’insalata mista, precisando di non metterci il mais.

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Visto che il ristorante aveva soltanto melone e ananas, frutta non concessa in fase 3, abbiamo preso delle pesche in un fruttivendolo lungo la strada, pensando anche alla colazione del giorno seguente.

Come merenda di nuovo frutta secca, mi ero portata in valigia diverse bustine di anacardi, mandorle e noci (sempre non tostate e non salate). Mentre per cena abbiamo optato per un ristorante messicano, che però prevedeva in menù pochi e ricercati piatti della cucina messicana, senza fajitas, burritos, nachos o tutto quello a cui siamo solitamente abituati qui. Io che credevo di potermela cavare con delle fajitas di pollo o di gamberi senza accompagnamenti e condita con un po’ di guacamole, non ho trovato grande scelta. Alla fine ho optato per un cebiche piccantissimo di pesce con avocado. Ora, lo so che sembrerà una lisciata ma diamo a Cesare quel che è di Cesare, il cebiche di mia madre vince su tutti. Però era molto buono e, soprattutto, mi sembrava la cosa più vicina alla mia dieta.

Non vi nascondo che, pur non essendo una gran bevitrice, un margarita mi è davvero mancato! Il messicano pasteggiando ad acqua ancora non mi era successo, né in Messico, né in Italia. Oltretutto eravamo in compagnia di amici e sarebbe stato bello poter fare un brindisi e accompagnarli con qualcosa di diverso dall’acqua minerale.

Due ore dopo, mi stavo auto-digerendo e morivo di fame. Il brutto del mangiare fuori è che le porzioni non sono quasi mai da carrettiere (visivamente è solo un bene ma non mentre stai facendo una dieta in cui mangiare è un dovere). Certamente quel piattino di cebiche non corrispondeva ai 170 grammi di pesce concessi come cena in fase 3. Ma ho fatto il possibile per limitare i danni.

Non sono neppure riuscita a consumare la porzione di verdure, ma credo comunque di essermela cavata. Da oggi alla fine della dieta non esco più. O meglio esco ancora una volta per una cena che ho fissato da un po’, ma andremo in un ristorante di pesce in fase 3 e cercherò di essere chiara nel chiedere delle razioni più generose. Ecco, diciamo che con la dieta, se si esce, passi un po’ per pazzo e fissato. Ma amen, il mio benessere prima del giudizio altrui. E poi le cose vanno fatte bene, sarebbe folle vanificare tutti gli sforzi fatti fino ad ora. Non credete? Non sopporto quelli che si mettono a dieta per finta, che iniziano un progetto per finta o che smettono di fumare per finta. Un po’ di serietà, di tenacia e di forza di volontà e che cavolo!

Il giorno dopo mi sono svegliata felice. Avevo una fame atroce dalla sera prima ed ero contenta di essermi ben organizzata e di avere tutto l’occorrente per una colazione “supermetabolica”. In più dormire aiuta e credo fossero diversi mesi che non mi svegliassi senza pianti e urla alle 10:30 del mattino e non alle 6:30/7:00.

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La mia colazione in fase 3 è stata a base di caffè di cicoria (preparato con la moka), latte di mandorle, una pesca, 1/4 di tazza di avena in fiocchi (e quinoa). Non avendolo comprato non avevo il cetriolo, purtroppo pur essendo stata piuttosto ligia, un pochino inevitabilmente ho sgarrato.

A seguire solito spuntino a base di frutta secca e poi per pranzo siamo tornati con i nostri amici nel ristorante vicino all’hotel, quello del pranzo del giorno prima. Non potendo variare troppo il nostro menù, sarebbe stato un po’ masochista andare in altri ristoranti, magari lasciandoci tentare da qualche meravigliosa specialità spagnola.

Questa volta ho preso come antipasto un piatto buonissimo con hummus (crema di ceci), ceci freschi, olive (concesse solo in fase 3), pomodori, cipolla e baccalà al vapore e come portata principale lo stesso petto di pollo con verdure e guacamole del giorno precedente.

A seguire una pesca.

Lo spuntino questa volta lo abbiamo mangiato in volo, tra le nuvole. Mentre per cena siamo arrivati a casa tardissimo, tra auto e bimbe da recuperare dalla nonna e spesa da fare. Così la sola cosa fattibile è stata aprire dei vassoietti di salmone affumicato (170 gr cad) conditi con 1 cucchiaio di olio, 1 di senape e il succo di 1 limone e una busta di insalata. Come cereali ho preparato mezza tazza (da cotto!!!) di riso venere condito con un pochino di olio e limone.

E così vi ho raccontato la mia esperienza di dieta del Supermetabolismo in viaggio. Non è stata una passeggiata ma ce l’ho comunque fatta!

Volevo anche dirvi che siete sempre di più. Non avete idea di quanti messaggi io stia ricevendo in questi giorni. Di amici e conoscenti, a volte anche di sconosciuti, che mi dicono di voler iniziare a fare questa dieta e di aver trovato la voglia leggendo i miei post, perché fornisco ricette facili nella quotidianità frenetica che i tempi moderni ci impongono e semplifico molto le cose a chi si vede spiazzato dalle ricette proposte nei libri della Pomroy. Sono felicissima, davvero. Sono contenta di sapere che qualcuno insieme a me stia intraprendendo questo percorso. Vedrete che non ve ne pentirete. Mi chiedo perché non mi sia decisa prima!

Per il momento chiudo! A prestissimo e grazie come sempre, siete dei favolosi compagni di dieta e di avventura!

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