La sopravvivenza della dittatura cubana si combatte in Venezuela

di Francesca

Di Carlos Sánchez Berzaín
Tradotto da Odilia Quattrini

Grazie come sempre ad Odilia per le sue importanti traduzioni!

La crisi in Venezuela ha messo in evidenza molte cose.

La dittatura di Maduro, la lotta del popolo venezuelano per recuperare la sua libertà e democrazia, l’eroismo della gioventù venezuelana, la profondità dell’intervenzionismo cubano negli stati del denominato socialismo del secolo XXI, la decisione dei dittatori di mantenersi nel potere a tutti i costi, la violazione dei diritti umani come politica di stato, e ora, non c’è dubbio, che la disputa di fondo in Venezuela è dovuta alla sopravvivenza della dittatura cubana.

La continuità del regime castrista, dopo 55 anni di dittatura, è la questione politica centrale del conflitto venezuelano.

Pochi giorni fa, Moody’s ha deciso di abbassare la qualifica di cuba dopo avere fatto una valutazione della vulnerabilità di questo paese, davanti a conflitti esterni e domestici, in relazione a paesi con qualifiche simili.

Moody’s è un’agenzia di valutazione di rischio, che lavora nella ricerca finanziaria internazionale e nell’analisi di entità commerciali e governative; è un provveditore di qualifiche creditizie, ricerca e analisi di rischi che copre all’incirca 115 paesi, 11000 emittenti corporativi e 21000 emittenti di finanze pubbliche.

L’agenzia di rating ha risposto che, per quel che riguarda i conflitti esterni, Cuba dipende dal Venezuela per ottenere petrolio, che importa con favorevoli condizioni di finanziamento, attraverso l’accordo di Petrocaribe.

La qualifica creditizia di Cuba è stata abbassata da Caa1 a Caa2, entrambi titoli di bassa disponibilità che rappresentano rischio d’insolvenza, vale a dire che da una brutta qualifica, la dittatura cubana è caduta in una peggiore.

Ciò che vale la pena sottolineare, è che Moody’s avverte sulla possibilità di un “collasso finanziario del Venezuela, da chi Cuba dipende in gran misura”, considerando che per “dati dei crescenti e insostenibili disequilibri macroeconomici del Venezuela e l’alto rischio di un collasso economico e finanziario, il futuro di questo accordo è incerto, per cui Cuba rimane vulnerabile a un forte aggiustamento nel prezzo delle sue importazioni energetiche”.

Ciò che l’agenzia di rating ha appena ricordato in materia di economia, è qualcosa che ancora si cerca di sottovalutare, coprire e manipolare dalla politica.

La crisi del Venezuela è la crisi di Cuba, quindi se cade Maduro in Venezuela, il governo dei Castro a Cuba non regge.

La dittatura castrista deve difendere il potere politico in Venezuela perché è in gioco la sua vita.

Un governo democratico in Venezuela, che interrompa le esportazioni di petrolio destinate a Cuba, provoca semplicemente la fine del governo dittatoriale dell’isola.

Strategicamente, non si può commettere l’errore di non definire e sapere chi è l’avversario.

Se non si riconosce esattamente contro chi si lotta e con chi ci si confronta, si corre il grave rischio di perdere e perire.

Coloro che pensano che il nemico della libertà e la democrazia in Venezuela è soltanto il dittatore Maduro, corre il rischio di confondere “l’operatore” con il “nemico”, l’esecutore dei mandati con il mandatario.

I nemici del Venezuela sono i suoi attuali padroni: i dittatori Castro, la dittatura di Cuba. La stessa cosa succede in Ecuador, Bolivia e Nicaragua dove hanno istituito le dittature del secolo XXI.

Riconoscere in Venezuela la dittatura cubana come il vero spirito del governo fantoccio di Maduro, per interesse della sua stessa sopravvivenza, aiuterà enormemente a sconfiggere le pratiche e la portata della strategia dell’ “eterna sopravvivenza” usata dalla dittatura castrista per riuscire ad arrivare ai nostri giorni.

La fine della dittatura in Venezuela porta con sé la fine della dittatura a Cuba e nei paesi occupati dal neo-comunismo, ora denominato socialismo del secolo XXI.

La sopravvivenza della dittatura cubana si decide in Venezuela e per essa, stanno combattendo i Castro, i loro agenti, le forze di repressione, i loro servizi d’intelligenza, di stampa e tutte le loro agenzie. Per questo motivo, il riscatto della democrazia è arduo, ma si trova più vicino di quanto sembra.

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