Per tutti quelli che credono Chávez sia stato una benedizione per i poveri del Venezuela

di Odilia

Queste righe dovrebbero diventare materiale di consultazione obbligatoria per tutto il Latino America e per tutti coloro che parlano ancora di Chavez (ed ora di Maduro), come di una “benedizione”, perchè si sappia nei dettagli cosa ne è stato delle libertà individuali e della qualità della vita nella Repubblica Bolivariana.

Il presidente Hugo Chávez si considerava il cuore della patria, il redentore dei poveri del Venezuela e del resto del mondo.
Ma sarà stato vero?

Colpo di Stato del 4-2-1992.
Per ottenere il potere, Hugo Chávez impiegò la violenza non preoccupandosi minimamente di quanti poveri sarebbero morti nell’intento.

Morirono infatti una trentina di persone, per le quali nessuno ha mai visto Chávez piangere.

Circa un centinaio di feriti furono portati d’urgenza in ospedale.
Per uno stratega come lui i morti ed i feriti derivati dal suo agire furono il meno.

In occasione del ventesimo anniversario di quel golpe sanguinario, Chávez ha sostenuto che: “avevamo una necessità storica di agire”, che lo fecero pensando di non farcela, perchè “non avevamo nemmeno un telefono cellulare. I carri armati arrivati a Miraflores non avevano munizioni e noi eravamo senza radio, fu una specie di atto di generosità, una follia d’amore. Se passi da zero a cento nel pensare alle tue possibilità di vittoria, riconoscerai obiettivamente che le possibilità si avvicinavano allo zero, parlando matematicamente, ma eravamo risoluti nel volerlo fare”.

Il suo governo, che ha avuto inizio nel febbraio del 1999 (13 anni e 6 mesi al momento in cui fu scritto questo articolo), ha beneficiato di una produttività petrolifera senza precedenti, di ingenti capitali per comprare armi, aprire fabbriche di armi, sostenere, mantenere e corrompere governi stranieri amici e per organizzare grandi campagne elettorali.
Tuttavia sembra che non ci siano stati fondi sufficienti da investire in ciò che più interessava e serviva ai poveri del Venezuela.

Ci tengo a sottolineare che l’articolo da cui questo post prende spunto, risale al 2012, prima che Chávez morisse e subentrasse al suo posto Nicolás Maduro.

Vi invito a notare quanto il suo successore sia stato bravo a proseguire la missione chavista dimostrando di saper mettere in pratica l’arte dittatoriale appresa dal suo maestro.

Vediamo cosa ha fatto Chávez -o permesso   che succedesse durante il suo governo- per i poveri.

Li ha privati di ogni dignità.
I processi elettorali potevano essere ripetuti ogni anno, ma nessuno in modo pulito.
Quattro dei cinque giudici nel Consiglio Nazionale Elettorale dipendevano da lui.
Il fatto che per accettare l’incarico di rettore del CNE questi individui dovessero rinunciare al partito PSUV, non li rendeva certamente giudici idonei.

Fissavano le leggi elettorali secondo la propria convenienza, contando i voti con macchine rilevatrici di impronte digitali tanto sofisticate da destare sospetti e da non riuscire a dare risultati più velocemente che in qualsiasi altro paese vicino privo di tanta automatizzazione.

Se per caso si finiva in prigione per aver criticato o offeso il Presidente con le proprie parole o per aver organizzato o aderito ad una protesta pacifica ci si doveva aspettare le più grandi crudeltà.

Chávez trattava chiunque come bambini, negando al popolo l’accesso alle informazioni ufficiali.

Giusto per fare un esempio non informava i cittadini sugli omicidi, sulle epidemie, sullo stato degli ospedali pubblici, sull’offerta e sulla domanda elettrica o sull’organizzazione di convegni con governi stranieri.

Nemmeno informava riguardo alla sua situazione di salute, organizzando la campagna elettorale per il mandato
2013-2019.

Non informava il popolo sulle cose importanti ma lo costringeva ad ascoltare, come in ogni buon regime totalitario, canali radiofonici e programmi tv pieni di banalità, bugie o di mezze verità, giusto per fare a tutti un lavaggio del cervello.

Il 30 giugno del 2012, perchè possiate comprendere la megalomania di questo individuo, Chávez è andato in onda 2.334 volte in 97.561 minuti, cioè un totale di 67,4 giorni interi.

Dal 2003 la moneta ufficiale utilizzata è stata la più debole (nonostante il nome “bolívar fuerte”) e la meno ambita del mondo. Se si ha la fortuna di poter risparmiare del denaro, l’inflazione finisce col rubarti quel risparmio. Se si desidera cambiare dei bolivares in altre valute la cosa risulta complicata e ci si rende conto di quanto sia stato svalutato il Bolivar.

Come in tutti i paesi comunisti si percepisce pecunia in ogni ambito, carestia alimentare e per comprare qualsiasi cosa bisogna mettersi in coda per ore.

Uscire di notte e di sera di casa è diventato estremamente pericoloso.
Anche di giorno si ha la sensazione di essere in pericolo.
Nei quartieri poveri le sparatorie sono all’ordine del giorno e si può morire persino nella propria casa per un proiettile vagante.
In un clima tanto spaventoso, in cui delinquenza e insicurezza si sentono concretamente, i bambini crescono depressi ed angosciati.

Le rese dei conti da parte di poliziotti o il numero delle persone assassinate da agenti dei corpi di sicurezza dello Stato durante supposti scontri, nel periodo compreso tra gennaio 2000 e settembre 2007, sono stati 7.107, secondo quanto riportato dalla Direzione dei Diritti Fondamentali del Ministero Pubblico.

Secondo Liliana Ortega de Cofavic, la Fiscalía ha ammesso che si stia indagando su 10.858 casi di omicidi da parte dei corpi di sicurezza dello stato.

Il traffico di droghe si è accentuato: maggiore consumo interno, corruzione e criminalità sempre più estesa.
Il governo ha fatto molto per trasformare il Venezuela in una potenza mondiale in questo ambito.

Come? Nella Costituzione 1999 aveva garantito che non ci sarebbero state estradizioni, ha cacciato dal paese la polizia statunitense, proibendo che gli aerei americani dedicati all’identificazione di voli irregolari sorvolassero sul paese, ha spalleggiato in molti modi le FARC (dedicate al traffico di droghe), promosso quei militari accusati negli Stati Uniti di coinvolgimento nel narcotraffico, ignorando le comunicazioni provenienti da
Conacocuid 2003-20059.

Ad uno dei più famosi narcotrafficanti del mondo Walid Makled, ha permesso di comprare una linea aerea.
La compagnia Petroquímica de Venezuela, S.A. lo avrebbe contattato da lì a poco per assumerlo come distributore di urea e fertilizzanti e gli sarebbe stato offerto libero accesso al porto di Puerto Cabello.

Ad Abdala Makled -presidente della Fondazione Makled-, è stata inviata in data 22 gennaio 2008 una lettera firmata da Maria Eugenia Castro, segretaria della presidenza venezuelana, in cui lo si ringraziava per la collaborazione in favore del progetto venezuelano.

Carceri: problemi senza precedenti, traffico di droghe, traffico e detenzione di armi sempre più sofisticate, di omicidi da arma da fuoco, di giudizi prorogati o mai nemmeno iniziati.

Salute: le missioni sanitarie possono aver registrato qualche miglioria.
Ciò nonostante, la vasta rete ospedaliera ereditata da Hugo Chávez, è precipitata in uno stato pietoso.
Gli ospedali non dispongono nemmeno dei medici necessari, già che 10.000 di loro hanno abbandonato il paese.
Trovare medicinali e materiali sanitari è diventato oggi estremamente complicato.

I medici venezuelani che collaborano in ambito pubblico vengono pagati una miseria. Stessa cosa con le infermiere.

L’esodo di medici venezuelani è stato contrastato con l’arrivo di nuovi medici provenienti da Cuba, o da nuovi venezuelani laureati in università senza ospedali che insegnino agli studenti qualcosa di più oltre alla teoria.

Questi medici dalla laurea facile, esperti in comunismo, rappresenteranno un grave problema per le generazioni future.

Bisogna vedere se i bolivariani di alto rango si lascerebbero mai operare da questi dottori senza esperienza.

Opportunità di lavoro. Molto difficile che si riesca a trovare un impiego in una società privata.
È stata fatta la guerra ai privati, perchè la “revoluciòn” punta ad un paese con un solo padrone proprietario di ogni cosa.

Nel 2003, Chávez licenziò più di 20.000 lavoratori del settore petrolifero, ovviando tutte le leggi esistenti per tutelarli.
E, come se questo crimine non fosse stato sufficiente, il padrone invitò le compagnie private a non riassumere nessuno di loro.

Tra le conseguenze del licenziamento di tanti lavoratori esperti, si contano diversi incidenti sul lavoro, sempre più frequenti, senza contare i danni ambientali per spargimento di petrolio.

Se poi un governatore o un sindaco municipale non è bolivariano, il governo centrale farà di tutto per ostacolare il suo operato, limitando il suo stesso potere esecutivo.

Nella lotta contro il crimine il governo centrale, teoricamente, dovrebbe intervenire e non incentivare la delinquenza da parte dei corpi di sicurezza.

Se si cattura un delinquente, in genere i tribunali lo rimettono in libertà senza nemmeno sottoporlo ad un regolare processo.

Elettricità: Black out quasi quotidiani per diverse ore al giorno, in genere in ampi settori interni del paese e non a Caracas, (una forma di discriminazione).

Ciò nonostante anche Caracas è poco e male illuminata di notte, aspetto che ha molto a che vedere con la diffusa criminalità e gli incidenti stradali.

Le installazioni di piccoli generatori funzionanti con combustibili liquidi aiutano a risolvere qualche problema momentaneo, ma non quelli strutturali propri del sistema elettrico e creano problemi ambientali, meccanici e di mancanza si combustibili liquidi.

Tra le tante buone azioni di Chávez rientra l’aver fatto di tutto per far salire i prezzi del petrolio, danneggiando la maggioranza dei poveri.

Dopo aver manipolato il mercato per alzare i prezzi, si è trattato di mantenere parte dell’alto prezzo ottenuto in paesi i cui governi si sono mostrati complici e amichevoli.

Quel favore apparente verso alcuni poveri (sussidiare l’alto prezzo dell’energia), viene però loro tolto in qualsiasi momento, secondo altalenanti decisioni politiche.
Esempio: Paraguay 29 giugno 2012, Repubblica Domenicana settembre 2003, dimostrando che regalare petrolio è un interesse politico e non un genuino interesse verso i poveri.

Avendo annullato la maggior parte della produzione alimentare nazionale si è iniziato ad acquistare fuori dal paese.
Il governo ha comprato senza competenze amministrative ed economiche e senza alcuna capacità di pianificarne le spedizioni, così che milioni di tonnellate di alimenti sono andati persi tra porti e magazzini.

La rivoluzione bolivariana ha contribuito all’aumento dei prezzi internazionali degli alimenti.

Questa disgrazia per tutti i poveri del pianeta deriva dalla distruzione della produzione nazionale e per aver manipolato e rincarato i prezzi dell’energia.

Molti dirigenti sindacali, per lo più nell’industria edile, dal 2001 sono stati frequentemente assassinati.

Questo anche per via della grande quantità di sindacati che sono stati creati con la rivoluzione, che si litigano posti di lavoro nelle poche opere che si realizzano, ma anche dalla mancanza di prevenzione e dalla crescente impunità generale.
Solo tra 2005 e 2011 ne sarebbero stati uccisi 250.

Mai come durante il governo di Chávez sono stati visti tanti lavoratori frustrati trascorrere settimane in sciopero della fame davanti ai cancelli della società da cui sono stati licenziati, in arresto o processati per il solo fatto di aver protestato o preteso un aumento del contratto collettivo.

Mai come ora si erano viste code tanto lunghe davanti alla sede della OEA e ad ambasciate come quella del Brasile chiedendo rispetto e considerazione in merito ai prigionieri politici o alle condizioni di lavoro nei centri sanitari pubblici.

Mai prima d’oggi si erano viste carovane (di dieci autobus con 700 lavoratori a bordo), spostarsi da Puerto Ordaz a Caracas per esigere un nuovo contratto collettivo (perchè il vigente risultava scaduto da 5 anni, nel 2012), paradossalmente bloccate lungo il percorso da eserciti di GNB armate.

Mai come adesso si erano visti tanti studenti e tanti lavoratori fare sciopero della fame per intere settimane, in alcuni casi arrivando a cucirsi la bocca per dimostrare la gravità del loro malessere e la rilevanza delle loro richieste.

Mai visto prima un governo che si comporta tanto da padrone, ignorando persino il pagamento di prestazioni sociali imposte dalla Legge.

Dal 1999 il governo deve ai suoi lavoratori il pagamento delle loro prestazioni. Questo sarebbe inpensabile nel settore privato, che tanto si vuole eliminare a furia di imporre leggi che tolgono il sangue.

Quasi ogni giorno ci sono lavoratori che protestano in attesa dei loro stipendi.

Disoccupazione. L’Istituto Nazionale di statistiche segnala la disoccupazione intorno al 7-8% e questa percentuale potrebbe sembrare poco allarmante.
Chiaramente si tratta di cifre e numeri manipolati.

Molti venezuelani non risultano nemmeno conteggiati come parte di popolazione attiva, per ragioni banali come per esempio l’essere stati assegnati in missioni educative (di qualità sospettosa).

È sufficiente che un disoccupato riporti di aver lavorato anche per una sola ora alla settimana e per l’INE viene contato come impiegato.

L’assicurazione contro la disoccupazione, obbligatoria per ogni datore di lavoro come per ogni dipendente, sono anni che non paga ciò che dovrebbe.

L’educazione di base arriva al liceo.
Lo Stato paga pochi soldi maestri ed insegnanti. Di conseguenza i maestri in circolazione sono sempre meno.
La cosa preoccupante è che difficilmente si trovano maestri di matematica, inglese, fisica e chimica. Gli studenti spesso si diplomano senza aver neppure potuto sostenere corsi di queste materie basiche, da cui semplicemente vengono “esonerati”, prima di essere promossi al livello successivo.

Ai rivoluzionari queste gravissime mancanze non tolgono il sonno, a loro importa solo di inculcare un’ideologia, indottrinare sin dalla tenera età i bambini sul pensiero bolivariano, farli studiare su libri di testo che ritraggono Chávez circondato da luce come un santo, costringere i bambini a difendere una revolución ed insegnare loro una nuova storia del tutto soggettiva.

Mettono l’accento anche sugli insegnamenti militari e sembra loro più utile mettere un mitra tra le mani di un bambino di 10 anni che educarlo mettendo giù le basi perchè un domani possa avere un lavoro produttivo.

Il numero di ragazzi che non studiano nè lavorano è allarmante. Ci si interroga sul loro fututo e ci si risponde che facilmente un adolescente allo sbando finirà vittima della delinquenza entrando in giri poco raccomandabili.

Nell’aprile del 2008, persino il fratello di Chávez, Adán Chávez, Ministro dell’Educazione, aveva segnalato che almeno la metà dei giovani venezuelani erano fuori dal sistema educativo.

Una serie di studi attendibili dimostrano che il 35,5% della popolazione agli 8 anni ha già smesso di frequentare le scuole e circa  700.000 giovani tra i 15 ed i 24 anni non lavorano nè studiano.

Le strutture esistenti registrano moltissimi problemi di mantenimento: latrine otturate, acque scure nelle tubature e spaccature nei tetti. Esistono scuole senza aule e senza bagni utilizzabili.

Nella rete di scuole bolivariane, esiste un programma di alimentazione scolastica. Senza stare ad entrare nel merito della qualità di questo servizio, sembra sia affidato a lavoratori non retribuiti.
Si stima inoltre che si dovrebbero costruire 5.000 strutture per ospitare tutti i ragazzi che dovrebbero frequentare il liceo.

Educazione cattolica nei quartieri poveri popolari. L’educazione migliore che può ricevere un ragazzo povero è in una scuola cattolica privata. Sono scuole che i genitori pagano solo se hanno uno stipendio e dalla cui retta vengono esonerati se non possono permetterselo.
Chiaramente si tratta di scuole che non possono sopravvivere senza sovvenzioni da parte del Ministero dell’Educazione.

Questa situazione era stata definita nel 1991 con un accordo tra Ministero dell’Educazione (Gustavo Roosen) e AVEC (Asociación Venezolana de Educación católica) tramite cui il Ministero avrebbe pagato il personale e mantenuto le strutture (circa 2.000)selezionando anche i maestri.

Questo accordo garantiva un’educazione di qualità e aiutava economicamente il Ministero nelle spese di mantenimento delle strutture.

Tuttavia la revolución del 1999, nonostante si sia fortunatamente astenuta dall’eliminare del tutto le scuole, non ha fatto la sua parte.

Quando e se paga stipendi ai maestri tiene il loro salario sotto lo stipendio minimo concesso (11,81 Bs all’ora). È una politica di maltrattamento verso gli educatori che inevitabilmente finisce con il riflettersi nei comportamenti dei maestri verso le classi più povere.

Problematiche nell’educazione universitaria. Hugo Chávez non controllava soltanto, toglieva letteralmente il fiato con ritorsioni economiche, alle università autonome che sceglievano le proprie autorità tramite elezioni (voti dei professori valgono 75% e degli studenti 25%).

Queste università sopravvivono pagando una miseria a professori ed impiegati e non possono permettersi di investire denaro nella ricerca, nel mantenimento delle strutture e delle aule, nei libri e nelle pubblicazioni o in corsi specialistici per i docenti.

Il Governo le vuole distruggere, per il solo fatto che siano autonome.

Sono già in corso numerosi tentativi per privarle del loro sistema di selezione degli studenti e hanno imposto un sistema di voto in cui votino professori, studenti, dipendenti ed ex alunni, con un voto abbia la medesima validità.

Possono impiegati ed ex studenti sapere cosa occorra agli studenti e alle strutture universitarie?

Questa intromissione sarà portata a termine a breve e senza ombra di dubbio non andrà a beneficio della formazione.

La revolución ha creato nuove università, molto frequentate. Tuttavia le strutture sono spesso poco adatte all’insegnamento (giusto per riportare un esempio, qualche università bolivariana sorge nella vecchia sede di antiche compagnie petrolifere private, “assorbite” dalla PDVSA nel 1976 su cui il governo ha messo le mani in anni più recenti).

I professori di queste università sono in genere improvvisati o arrivano da Cuba.
I programmi di studio si concentrano solo intorno all’ideologia politica, in un costante lavaggio del cervello mirato a far accogliere la tutti la revolucion.

Qualità dell’acqua. Esiste un problema enorme intorno all’acqua che non viene trattata prima di raggiungere fiumi, laghi e mari. Se queste acque non vengono trattate inquinano l’ambiente e potranno essere ingerite provocando una serie di danni di salute ed ecologici. Non esistono nel paese sufficienti strutture destinate al trattamento delle acque contaminate.

Ricordiamoci che questa revolución bolivariana ha sempre fatto il minimo indispensabile anche in opere pubbliche e mantenimento di strade, autostrade, pozzi petroliferi, strutture sanitarie ed educative.
Alla luce di tutto questo sarebbe sorprendente se iniziasse ad occuparsi dell’acqua.

Dopo aver ricevuto moltissime segnalazioni sulla qualità dell’acqua che veniva distribuita a Carabobo, Aragua e Caracas, Chávez aveva chiesto al sistema giudiziario di intraprendere azioni legali contro tutti coloro che avevano esposto denuncia e chiese un prestito di 149 milioni di dollari per modernizzare gli acquedotti.

Sembra paradossale che chi compra tante armi e regala tanto ad altri paesi, debba chiedere un prestito per sistemare gli acquedotti del proprio paese.

Trasporti pubblici. Le metropolitane, che esistono solo a Caracas, Valencia e Maracaibo hanno registrato un ampliamento minimo: 6 stazioni e solo 21 Km in più a Caracas, 7 stazioni a Valencia e 6 a Maracaibo.

È molto complicato muoversi in metropolitana a Caracas per via delle code, i problemi quotidiani, la mancanza di vagoni, i problemi di manutenzione all’aria condizionata, le scale mobili, ecc…

Gli autobus sono pochi, rumorosi e piccoli, spesso presi d’assalto dai rapinatori.
Per via delle strade congestionate e la mancanza di percorsi preferenziali, spostarsi in autobus richiede moltissimo tempo.

In uno dei folli monologhi televisivi Chávez, nel suo programma tv “Aló Presidente”, nel giugno del 2008, aveva ipotizzato di mettere un poliziotto su ogni autobus, cosa mai fatta realmente.

I controlli sulle tariffe degli autobus rendono i loro proprietari degli schiavi incapaci di offrire un migliore servizio e di guadagnarci qualcosa.

Quando qualche sindaco municipale (non bolivariano) ha cercato di restringere il traffico magari con blocchi totali giornalieri o ha proposto di rivedere il senso di marcia di alcune strade, il governo si è ovviamente opposto per creare problemi al sindaco in questione. Perchè, come ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, il fine ultimo non è il benessere dei cittadini ma il rafforzamento dell’ ideologia revolucionaria.

Abitazioni. In occasione della sua campagna 1998, Chávez assicurava che quello delle case per i venezuelani sarebbe stato il suo pensiero prioritario.

Nei primi 12 anni di governo sono state costruite molte meno case di quelle necessarie perchè il deficit stimato nel 1999 non aumentasse.
Nel 1999 Chávez aveva parlato di un deficit di 1,5 milioni di unità. Negli anni la gente rimasta a vivere nei ranchos (case abusive spesso con tetti in lamiera, nei quartieri più poveri) è persino aumentata.

Nella puntata di Aló Presidente del 19 settembre 2004, dopo 5 anni e 8 mesi al potere, Chávez dichiarò che effettivamente non si era ancora fatto niente per risolvere questa problematica.

Mi domando se fu allora che decise di stipare e trasferire gli sfollati dei barrios più malfamati di Caracas a Margarita, insieme alle centinaia di cubani in arrivo dall’isola dei Castro.

Con Chávez morirono anche le alternative di finanziamento di costruttori e compratori e iniziò a rendersi introvabile anche il cemento e tutti i materiali fondamentali per l’attività edile.
Inoltre dichiarò guerra ai costruttori privati e iniziò a privarli delle loro attività attraverso improvvisati giudizi sommari sempre in occasione delle sue comparsate tv.

Tra le alluvioni del 2010 e la grande quantità di gente rimasta senza casa, Chávez promise di trovare rapidamente delle soluzioni.

Inaugurò la Gran Misión Vivienda nel 2011 con la quale assicurò la costruzione di 2 milioni di nuove abitazioni in 7anni, garantendo che nessuno sarebbe rimasto senza casa.

L’affanno di costruire velocemente nuove abitazioni e dare risultati immediati fu così grande che ordinò di costruire su qualsiasi terreno, non importava se adatto o no e il tutto in assenza di qualsiasi piano regolatore.

Si iniziò a costruire senza sosta e senza alcun rispetto delle condizioni necessarie per farlo, oltre che con materiali scadenti.

Rifiuti. La revolución bolivariana non sembra essersi mai preoccupata troppo di questa problematica. Non si trovano camion per la raccolta di rifiuti (per questo i soldi mancano), non esiste il modo di portarli alle discariche.

Attenzione ai bimbi con problemi. Chávez ha chiuso vari centri di sviluppo infantile destinati a bimbi con problemi speciali. Da allora questi bambini sono costretti a frequentare scuole tradizionali che non sono certo in grado di offrire loro la giusta attenzione ed assistenza.

Pazienti psichiatrici. L’istituto venezuelano de Seguros Sociales (IVSS) avrebbe contrattato con 67 residenze specializzate per offrire assistenza a circa 4000 pazienti che necessitano cure in ambito psichiatrico, geriatrico, farmacologico e in settori legati alle malattie croniche mentali.

L’ IVSS paga coloro che prestano servizio (vitto, alloggio, cure mediche) 129 Bolivares al giorno.

Come si può anche solo pensare che questi pazienti ricevano adeguate cure mediche?
Le medicine oltretutto non si trovano facilmente.

I controlli dei prezzi e dei cambi imposti da Hugo Chávez nel 2003 gli hanno dato molto potere.

Tutti i cittadini, siano essi compratori o offerenti, escono distrutti da questa mattanza.
Sono stati la causa principale delle lunghissime file che la gente è costretta da anni a fare per procurarsi beni e servizi.

Stipendi. L’inflazione ha iniziato tempo fa a “mangiarsi” i salari reali dei lavoratori.
Si tratta di stipendi che, invertiti in dollari, ricordano quelli cinesi e sappiamo che la Cina è conosciuta per i suoi bassissimi salari.

Fino a poco prima di morire, Chávez Frías amava ricordarci che ci avrebbe portati al Socialismo del XXI Secolo.

Tutte le leggi che ha approvato, così come il suo Primo Piano Socialista 2007-2013 ed il suo Secondo Piano Socialista 2013-2019  ci hanno semplicemente spinto a grandi passi verso quello che è Cuba (oltre un cinquantennio di dittatura), o verso quello che è stato il Comunismo Sovietico (74 anni di dittatura).

La distruzione è stata progressiva e i tempi sono cambiati, così che, oggi un tiranno riesce se non altro a conservare ancora qualche parvenza di democrazia di fronte all’opinione pubblica. Chávez ci riuscì, Maduro come abbiamo visto no.

Il prezzo tanto alto del petrolio lo ha aiutato a non far precipitare i problemi di pecunia e carestia alimentare  (che oggi, a distanza di 2 anni sono gravissimi).

Giorno dopo giorno il paese si sbriciola un pochino di più. Verso la distruzione e la schiavitù della maggioranza del popolo.
Hugo Chávez Frías non ha fatto altro che condurci ad una guerra civile non dichiarata… rubando il futuro a tutti i poveri del Venezuela.

E questo futuro, come stiamo vedendo, qualcuno ha iniziato a reclamarlo.

I nostri coraggiosi studenti e parte della società civile lo vogliono indietro ed è per questo che, a due anni dalla pubblicazione dell’articolo qui tradotto, stiamo assistendo a quanto si sta verificando e siamo testimoni di cosa abbia realmente lasciato in eredità Chávez a tutti i venezuelani, ricchi e poveri.

Ringrazio “Ninel”, giornalista che pubblica sotto pseudonimo i propri articoli, in questo caso per il portale El Ojo Digital Internacionales.
Ninel è stato aspramente perseguitato dal Governo e esiliato dalla Repubblica Bolivariana de Venezuela. Perchè, per chi ancora non se ne fosse reso conto, in Venezuela esiste una vera e propria dittatura militare e sotto dittatura non esiste nessuna forma di libertà, men che meno quella di espressione.

 

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