Una lettera da Puerto Ordaz

di Francesca

Come sapete mi piace che questo blog possa in qualche modo dare voce anche a tutti coloro che desiderano contribuire con un racconto, delle notizie o delle testimonianze.

Mi piace moltissimo ricevere da parte vostra documenti, segnalazioni, articoli da tradurre o semplicemente da pubblicare. Grazie perchè siete ormai in tanti a farlo e vi ringrazio tanto.

I risultati più gratificanti ed emozionanti sono quelli che arrivano dallo sforzo e dall’impegno di più persone ed io sto adorando questa sincera collaborazione nata in modo spontaneo tra tutti noi che amiamo il Venezuela e che lo vogliamo libero dall’attuale regime totalitario militare.

Oggi Andrea mi ha girato una lettera ricevuta da un amico che vive a Puerto Ordaz, in cui racconta cosa accade e come si vive dallo scorso 12 febbraio.
La riporto di seguito, perchè possiate leggerla tutti.

《Ciao Andrea,
Come stai? So che hai chiamato a casa mia per sapere di me a causa dell’articolo del Secolo XIX. Ti ringrazio davvero di cuore per aver chiamato la mia famiglia.
Il giornalista ha esagerato enormemente con ciò che ha scritto perchè in questo modo, purtroppo, si vendono più copie. La situazione del Venezuela, comunque, è drammatica.
Stiamo vivendo una guerra civile, iniziata il 12 febbraio scorso.
E’ una situazione veramente invivibile.
Ci sono cecchini che sparano sulla popolazione che manifesta contro il governo, scarseggiano ormai da troppo tempo i prodotti di prima necessità (come per esempio la farina, il latte, lo zucchero, la carta igienica, etc), e quando occasionalmente arrivano siamo costretti a fare delle code infinite fuori dai supermercati, sotto un sole cocente o una pioggia tropicale, per ottenere un 1Kg di farina o zucchero per persona o un pacchetto da 4 rotoli di carta igienica.

Le città sono tutte bolccate ormai da un mese con barricate, in stile Le Cinque Giornate di Milano.

Quindi ci sono grandi settori delle città impossibili da raggiungere.

E’ difficile quindi anche poter andare in una clinica qualora ci fosse urgenza.

E’ difficile poter lavorare tranquilli perchè mancano i materiali indispensabili per produrre qualunque cosa oltre a non poter raggiungere, in alcuni casi, i clienti che hanno ordinato merce  perchè magari ubicati nelle aree delle città bloccate dalle barricate.

Ci sono già stati diversi morti (la stampa locale parla di 30 morti), centinaia di feriti e centinaia di persone incarcerate per aver manifestato. Viva la democrazia….

I giornali e le televisioni parlano molto poco di ciò che sta accadendo nel paese e i mass media esteri non ne parlano quasi per nulla, ma la situazione venezuelana è paragonabile a quella egizia e dell’Ucraina.

Inoltre, tutto il popolo venezuelano (io compreso) ormai da più di un mese è bloccato nel paese perchè impossibilitato a prendere un aereo per scappare.

Infatti, il Venezuela deve alle linee aeree oltre 3.000 milioni di Dollari e non sta pagando da Aprile dello scorso anno.

Per questo motivo le stesse linee aeree hanno bloccato tutti i voli dal e per il Venezuela.

Siamo pertanto esiliati e cotretti a vivere nella guerra civile, sperando che quanche cecchino non ci spari mentre stiamo facendo commissioni in giro per la città.

Questa, in breve, è la situazione che stiamo vivendo qua attualmente.

Speriamo che le cose cambino in fretta perchè è una situazione difficile da vivere》.

Forza a Puerto Ordaz, forza Venezuela e grazie ad Andrea per questo prezioso contributo. 

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