La cucina popolare venezuelana: la cachapa

di Francesca

Un’altra ricetta venezuelana molto amata: quella delle cachapas.

Inizio a scrivere questo post con un ricordo molto nostalgico.

Di pomeriggi assolati caldissimi (ma ventilati), quelli della mia infanzia.

Potrebbero essere le cinque e mezza del pomeriggio.

Mio padre guida la nostra grande jeep color “vino tinto”, mia madre gli siede accanto. Mio fratello ed io siamo sui sedili posteriori con i finestrini abbassati, il vento tra i capelli, i piedi insabbiati.

Abbiamo gli asciugamani sul sedile, perchè sicuramente siamo andati via dalla spiaggia ancora con i costumi bagnati.

Siamo gente piuttosto spartana, per noi non esistono costumi di ricambio o docce in spiaggia. Ora che ci penso la prima doccia in spiaggia l’avrei vista a Camogli, molti ma molti anni dopo. Mia madre alza il volume dello stereo. Dentro c’è una delle sue cassette, di quelle che riavvolgi con la penna quando il nastro si impiglia e si sfila.

Balla e canticchia, tamburellando con la mano sull’appoggia braccio interno alla portiera.

Mio padre chiacchiera mentre guida, ogni tanto muove le mani sul volante a ritmo con la musica che arriva dalle casse. Sicuramente è merengue.

L’aria profuma di vegetazione fittissima e lungo la strada che porta da Playa Parguito a Porlamar si incontra di tutto: tunnel naturali di flamboyan in fiore, negozi di casalinghi con catini, secchi, materassini gonfiabili e teli da mare appesi a corde tirate tra le palme, negozi di frutta e verdura improvvisati con 4 pali e un tetto di lamiera.

Passiamo vicino al solito piccolo cimitero che incrociamo ogni volta che andiamo e torniamo dal mare. Le decorazioni sono tutte in conchiglie.

Capiamo di essere quasi a destinazione quando in lontananza vediamo un’enorme albero con ai suoi piedi centinaia di cocchi verdi già aperti.

Sono proprio tanti e sicuramente chiamano l’attenzione su quello che è in assoluto il miglior posto dove bere cocada sull’isola.

Al ramo più grande è stato appeso un grosso vaso di fiori. E’ bello e colorato, solo avvicinandosi si scopre che è il copertone di un camion lavorato e dipinto fino a sembrare un grande e variopinto tucano. Ho sempre amato chi riesce a trasformare in arte un oggetto che non serve o funziona più.

Il caldo è forte, ma il pensiero di una cocada ghiacciata ci fa scendere in fretta dall’auto per entrare sotto la churuata.

“una cocada con canela y una cachapa con queso de mano, por favor”.

Che cos’è la cachapa

La cachapa (pronuncia esatta: caciapa) potrebbe ricordare alla vista le nostre crespelle o le omelette.

Preparate con il mais fresco e, in alternativa, con farina di mais, si ricavano delle tortine di circa 15-20 cm di diametro, spesse circa 2-3 mm.

Per prepararla si macina direttamente il mais con formaggio e papelón (o zucchero) e si cuoce su una piastra di ferro circolare, detto “budare”.

Per fare prima si può tranquillamente utilizzare un frullatore per preparare l’impasto.

Una volta pronta si piega in due come una omelette e si farcisce di “queso e´ mano”, ungendola esternamente con del burro.

La ricetta di seguito richiede molto amore, e va preparata con pannocchie molto tenere o, in alternativa, con farina di mais giallo.

Ingredienti

  • 12 pannocchie molto tenere
  • Papelón (da noi zucchero grezzo) al gusto
  • la punta di un cucchiaino da caffè di sale
  • 2 cucchiai di formaggio grattugiato
  • 500/600 gr di formaggio fresco a pasta morbida per il ripieno
  • latte

In alternativa, non disponendo delle pannocchie, potrete ricorrere ai seguenti ingredienti:

  • 4 tazze di farina di mais
  • 8 tazze di acqua
  • zucchero grezzo al gusto (massimo 4 cucchiai da tavola)
  • la punta di un cucchiaino da caffè di sale
  • 2 cucchiai di formaggio grattugiato
  • 500/600 gr di formaggio fresco a pasta morbida per il ripieno

Preparazione

Una volta sgranate le pannocchie, frullate i grani di mais e mischiateli con il formaggio grattugiato, il el papelón (o lo zucchero) ed il sale, fino ad ottenere una massa omogenea che se vi sembrerà troppo secca potrete allungare ed ammorbidire aggiungendo un pochino di latte.

Se invece avrete utilizzato la farina di mais unitela al sale in un recipiente, aggiungendo gradualmente l’acqua, mescolando continuamente perchè non si formino grumi. Poi aggiungete lo zucchero, sempre mescolando, in modo da formare un impasto dalla consistenza liquida ma piuttosto densa.

Comunque abbiate preparato l’impasto, scaldate una piastra e quando sarà bollente, ungetela strofinandola con carta assorbente o con un foglio di carta scottex intriso di olio.

Questa operazione va ripetuta ogni volta che si fa colare l’impasto sulla piastra, per preparare ogni nuova cachapa.

Con un piccolo mestolo fate colare una dose di impasto (come fareste con i pancakes) per ogni cachapa, che vedrete allargarsi assumendo la forma di una tortina di 15-20 cm di diametro e 2-3 mm di spessore (come se preparaste dei pancakes).

Quando sulla sua superficie vedrete formarsi delle bollicine, giratela e fatela cuocere dall’altro lato. La cottura richiederà circa un minuto per lato, se avrete rispettato lo spessore consigliato.

Quando è pronta vi ricorderà una omelette.

Se non disponete di una piastra potrete sempre usare una padella antiaderente con un diametro di 20 cm circa, che vi aiuterà a ricavare la forma rotonda tipica della cachapa.

Non dimenticate mai di ungerla bene con la carta scottex.

Las cachapas vanno servite calde, ripiegate su loro stesse e farcite di morbido formaggio.

Meravigliose nel pomeriggio dopo la spiaggia, o una domenica mattina.

Quando arrivo in Venezuela la prima cosa che voglio mangiare è questa specialità locale, ottima nei ranchos lungo la strada che porta verso le spiagge a nord di Margarita.

Sempre accompagnata da una freschissima cocada spolverata di aromatica cannella locale.

(Si ringraziano “La cucina Venezuelana”, Mariarosa Alfieri – Bruno Bosso, Calderini, 1995 ed il portale Venezuela Tuya).

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